REDAZIONE PAVIA

Pavia: un “positivo“ al centro recapiti Poste

I sindacalisti chiedono tamponi rapidi per tutti i colleghi

Nessun sintomo, ma prima di andare a trovare i parenti lontano, ha voluto comunque sottoporsi a un tampone e così ha scoperto di essere positivo. Addio ritorno a casa e preoccupazione tra i colleghi del centro di recapito di viale Brambilla. Per questo motivo i responsabili della sicurezza, Maurizio Dassù e Aldo Rizzardi di Spl Cisl hanno ufficialmente chiesto che il “Cd“ di Pavia venga inserito tra i centri prioritari per la campagna di tamponi rapidi. Poste, infatti, che già effettua sanificazioni e ha dotato i propri dipendenti di tutti i dispositivi di protezione, ha deciso di testare tutto il personale che lo vorrà, ma non prima di gennaio. "Stando ai protocolli - dice Dassù - se una persona è stata a contatto con questa persona positiva, dovrebbe effettuare un tampone a proprie spese". Sono circa 150 i lavoratori del centro e in passato si sono già avuti dei dipendenti Covid positivi. "Poste è molto rigida - aggiunge Dassù - se il medico curante dichiara un paziente guarito, ma il tampone continua ad essere positivo, non consente il ritorno al lavoro. Abbiamo avuto dei casi di persone che si sono dovuti prendere delle ferie o che dovranno recuperare le giornate non lavorate".

E ora arriveranno 17mila tamponi rapidi, circa 1000 dei quali destinati ai dipendenti di Pavia. "In base alle disposizioni, il medico competente dovrebbe venire in sede - ha concluso Dassù -, personalmente ho chiesto che sia il medico a spostarsi in tre diverse sedi per ogni zona geografica, e non tutti i dipendenti a raggiungere piazza della Posta a Pavia". M.M.