MANUELA MARZIANI
Cronaca

Pavia, ricca e smemorata: la perla del Ticino prova a rilanciarsi e sconfiggere la maledizione di San Siro

Tesori fragili e un patrimonio non valorizzato in chiave turistica: ma dal Barbarossa a Leonardo, qui si è fatta la storia di un Paese

Maddalena e Marco a San Pietro in Ciel d’oro, nel loro viaggio di nozze lungo il cammino di Sant’Agostino

Pavia – “Siamo vittime della maledizione di San Siro. Secondo la leggenda, infatti, i pavesi non riusciranno mai a mantenere intatto quello che hanno costruito con sacrifici. E il crollo della Torre civica ne è l’esempio lampante". Lo scultore Carlo Mo la pensava così e non è di certo l’unico perché, maledizione o no, Pavia ha un territorio con enormi potenzialità che non vengono adeguatamente espresse come le sue “ricchezze” non vengono opportunamente valorizzate.

È una bella Addormentata in attesa del suo principe azzurro. La dimostrazione arriva dal 1300° anniversario della traslazione delle spoglie di Sant’Agostino da Cagliari a Pavia. Una ricorrenza importante soprattutto perché il vescovo di Ippona è molto venerato in tutta Europa e si attendevano numerosi turisti nella chiesa di San Pietro in Ciel d’oro dov’è conservata l’urna in una splendida Arca in marmo. "Le visite guidate e gli itinerari con degustazioni - ha detto l’assessore al Turismo Roberta Marcone - stanno andando bene".

Ma sul piazzale della chiesa soltanto in occasione della festa di Santa Rita si vedono file di fedeli in attesa di poter entrare. Forse perché, quando nel castello visconteo che ospita i musei civici e dove nella sala del Rivellino è stata allestita la mostra “Sant’Agostino, la luce e l’immagine”, una delle iniziative di punta nel calendario delle celebrazioni, arrivano i pullman di turisti, i visitatori non trovano neanche un bagno.

L’intera zona compresa tra il castello e San Piertro in Ciel d’oro poi ha bisogno di una sistemazione. Ed è da salvare la basilica di San Michele, uno dei capolavori dell’arte romanico lombarda in cui vennero incoronati diversi re, compreso Federico Barbarossa. Prima della pandemia ogni anno un milione di visitatori varcava il portone e si incantava davanti alla fragile facciata. Adornata con sculture di arenaria, oggi è vistosamente deteriorata dalla corrosione dovuta agli agenti atmosferici. Non solo, dopo il crollo di una delle colonnine del tiburio sopra la cupola, altre sono apparse in condizioni molto preoccupanti. "Sapevamo delle condizioni di criticità del tiburio - ha detto Vittorio Vaccari presidente dell’associazione “Il Bel San Michele” che, insieme alla parrocchia, segue i lavori di manutenzione - e avevamo un intervento di restauro già in programma. Purtroppo il problema si è rivelato più grave e abbiamo dovuto anticipare i tempi. L’allarme sul tiburio evidenzia il problema della staticità del San Michele. È necessaria una presa di coscienza della comunità pavese". Un invito a contribuire ai lavori che finora hanno avuto più benefattori non locali.

"Pavia è una città senza memoria", aveva sostenuto in un incontro pubblico lo scrittore Mino Milani recentemente scomparso. Se altrove conservassero la pila inventata da Alessandro Volta nel 1799 e custodita al Museo per la storia dell’Università, riuscirebbero a richiamare turisti in quantità. E lo stesso accadrebbe se avessero aule universitarie nelle quali ha insegnato Ugo Foscolo o laboratori in cui ha condotto i propri studi il premio Nobel Camillo Golgi.

Un discorso analogo per il castello di Mirabello che risale al XIV - XV secolo e sorge alla periferia della città. Durante la battaglia di Pavia che ha segnato i destini d’Europa ha ospitato il re di Francia Francesco I, ma adesso non può accogliere visitatori. Da tempo si parla di un recupero dello stabile in modo da allestire in alcune stanze una mostra permanente sulla battaglia, i lavori però procedono a rilento. "Il Comune ha fatto un ottimo lavoro – ha detto Luigi Casali del comitato per il 500° anniversario della battaglia di Pavia – riqualificando il parco collocando panchine e tavoli per i picnic oltre a tre edicole con la storia del parco, della battaglia e della zuppa alla pavese. È un’oasi di pace e tranquillità, ma ha bisogno di manutenzione costante. Invece si fa un passo avanti e due indietro. È stato sistemato il tetto della parte orientale del castello crollato con l’ultima nevicata, sono state rimosse le finestre che devono essere sostituite perché ammalorate, ma una parte del pavimento dell’edificio appena ripulita è stata ancora coperta dal guano perché sono entrati degli animali. Messa una toppa, si apre un’altra falla".

Eppure i turisti stanno cominciando ad arrivare per scoprire un’antica università e collegi che hanno ospitato personaggi del calibro di Carlo Goldoni, poi allontanato perché aveva scritto di quanto fossero "allegre" le donne pavesi, e grandi geni. Leonardo da Vinci aveva studiato sui libri custoditi a Pavia. Il disegno dell’Uomo Vitruviano, simbolo grafico del nostro tempo e riproposto sulla moneta italiana da un euro, aveva trovato maturazione proprio nella città delle cento torri. Quando Leonardo pensava alla sua avveniristica "città ideale" prendeva spunto da una piacevole città "vissino a uno fiume", disegnandola attraversata da canali a convergere nel "Tesino".

Tempi lontani , perché oggi Pavia è una città ricca grazie al terziario avanzato, quarta nella classifica dei 100 capoluoghi per reddito medio. Università e centri sanitari d’eccellenza sono i pilastri sui quali poggia l’economia pavese. Importante anche la vicinanza con Milano che dodicimila pendolari ogni giorno raggiungono per motivi di lavoro. Per qualità della vita, però, Pavia si colloca al 62° posto, ultima della Lombardia. E il trend segna una freccia rossa che punta verso il basso, mentre Cremona, Bergamo e Sondrio hanno fatto un balzo in avanti anche di 26 posizioni. La maledizione di San Siro.