MANUELA MARZIANI
Cronaca

Osteoporosi: nuove cure "spaziali"

Un team di scienziate dell’Università di Pavia e del Cnr ha collaborato con Samantha Cristoforetti

L’astronauta Samantha Cristoforetti in occasione della sua visita all’Università di Pavia

Pavia, 16 gennaio 2021 - Un team di scienziate a terra e l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti nello spazio hanno lavorato insieme per il bene delle nostre ossa. Si intitola “Nanoparticles and Osteoporosis” il progetto portato avanti nel 2015 con diversi esperimenti completati sulla stazione spaziale sperimentale (Iss) i cui risultati sono stati pubblicati ieri dalla Nasa. Il progetto finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) è stato coordinato da Livia Visai dell’Università di Pavia coadiuvata da Angela Maria Rizzo (Università di Milano), Giuseppina Rea e Barbara Pascucci (Cnr di Roma) e dai collaboratori Francesco Cristofaro e Giuseppe Pani. Attraverso esperimenti in vitro condotti in microgravità, sono stati studiati gli effetti della somministrazione di specifiche nanoparticelle come contromisura all’osteoporosi utilizzando cellule staminali umane.

I risultati mostrano che un nuovo sistema di somministrazione dei farmaci testato a bordo della stazione ha effetti benefici che si potrebbero utilizzare per combattere la degenerazione ossea durante i voli spaziali di lunga durata o anche per il trattamento dell’osteoporosi sulla Terra. "L’osso è un tessuto vivente che viene costantemente distrutto e riformato – ha scritto Cristoforetti nel suo diario di bordo sulla missione di 199 giorni, soprannominata Futura –. Le cellule chiamate osteoclasti distruggono l’osso, mentre altre cellule chiamate osteoblasti producono nuovo osso. Finché distruzione e produzione sono in equilibrio, tutto va bene, ma in assenza di gravità questo equilibrio è disturbato e gli osteoclasti vincono. Questo è anche ciò che accade quando le persone soffrono di osteoporosi, purtroppo un problema comune". Nel mondo sono oltre 200 milioni coloro che soffrono di osteoporosi. Tra questi anche gli astronauti che rimangono per lungo tempo in condizione di microgravità e molte donne.

Le nuove nanoparticelle sintetizzate potrebbero indurre cambiamenti alle cellule ossee. Per ottenere l’integrazione della nanoparticella nell’osso, il team della Nato ha utilizzato l’idrossiapatite, un composto minerale presente in natura arricchito con stronzio, uno ione metallico che può avere effetti positivi sulla salute delle ossa. Gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che il reintegro dello stronzio negli adulti aiuta a promuovere un aumento della formazione ossea e limita la degradazione ossea. "Le nanoparticelle di stronzio sono un nuovo ed efficace trattamento non biologico per le lesioni ossee e possono essere utilizzate come potenti terapie per la rigenerazione ossea" ha sostenuto Visai.