
I carabinieri della Scientifica nella villetta del Pavese (Torres)
Una nuova tragedia provocata dalla disperazione, dall’angoscia per il futuro di un figlio non autosufficiente. Un pensionato, Francesco Sali, ha rivolto la sua pistola contro il figlio disabile e ha fatto fuoco, uccidendolo nella villa di famiglia nel Pavese. Poi si è tolto la vita. A non molti chilometri di distanza, nella Bassa Novarese, lo scorso 8 novembre era accaduto un dramma analogo. A Vespolate, paese con poco più di duemila abitanti, un 52enne, Pietro Spina, aveva soffocato nel sonno il figlio di 22 anni, affetto da gravi problemi di disabilità. Subito dopo aveva tentato il suicidio, ingerendo barbiturici e aprendo il gas, ma i soccorritori erano riusciti a salvarlo, a differenza del pensionato di Sant’Alessio. Due casi che hanno visto le mani dei padri alzarsi contro i figli, spinte da un’angoscia enorme e dalla fine di ogni speranza di un futuro migliore.
Sant'Alessio con Vialone, 21 novembre 2016 - Ha atteso che la moglie e la badante straniera lasciassero la loro villetta per andare, come ogni domenica, ad assistere alla messa. Poi ha impugnanto la pistola, che deteneva regolarmente, e ha sparato al figlio disabile. Infine ha rivolto l’arma verso di sé e ha fatto fuoco. Una tragedia è avvenuta ieri mattina, poco dopo le 11, nella bella villa a due piani di Sant’Alessio, nelle vicinanze della celebre oasi in provincia di Pavia, dove Francesco Sali, 80 anni, agricoltore in pensione, viveva con la moglie e il figlio cinquantenne, Carlo Alberto, disabile dalla nascita. Negli ultimi tempi l’uomo aveva accusato problemi di salute, che forse lo avevano portato a pensare con angoscia al futuro di suo figlio, costretto a letto dalla nascita, quando e lui e la moglie non ci sarebbero stati più.
«Chi se ne occuperò quando non ci saremo più?», ripeteva spesso alla moglie. L’assistenza al figlio diventava comunque sempre più pesante e la preoccupazione per cosa sarebbe accaduto quando lui e la moglie non ci sarebbero stati più sempre più angosciante. Un pensiero che deve averlo tormentato a lungo. In un quadro di questo genere l’anziano agricoltore, che negli ultimi mesi aveva lasciato nelle mani della figlia Daniela la conduzione dell’azienda di famiglia, deve aver visto come unica soluzione quella di compiere un gesto estremo.
Un modo, deve forse aver pensato, per non gravare sulla sua famiglia, con la quale per altro la sintonia è sempre stata assoluta e dalla quale aveva e avrebbe ricevuto il massimo supporto. Ma evidentemente Francesco Sali, che negli ultimi tempi faticava a muoversi in modo autonomo, ad un certo punto deve avere avuto un solo, martellante pensiero: farla finita. E ha messo in atto il suo piano in una domenica come tutte le altre: a metà mattina la moglie e la badante, che assisteva in via prioritaria il figlio ma che dava una mano anche a lui, hanno lasciato l’abitazione per raggiungere la non lontana chiesa. Quando è stato certo di essere solo, con uno stato d’animo che è impossibile da comprendere, il pensionato ha impugnato l’arma, ed è entrato nella camera del figlio. Si è avvicinato al letto e ha fatto fuoco, uccidendolo. Poi, quasi di riflesso, ha rivolto l’arma verso di sé e ha sparato ancora.
La tragedia è stata scoperta dalle due donne. Al loro rientro hanno trovato i due cadaveri in casa. Inutile a quel punto l’intervento dei soccorritori: per padre e figlio non c’era ormai più nulla da fare. Sulla casa era sceso un terribile silenzio: tutti i familiari, che non si sarebbero mai aspettati un simile epilogo, sono sconvolti dall’accaduto. Il parroco ieri a lungo ha cercato di portare loro conforto.