Dal Pavese a Odessa e Mykolaiv: passano le feste a ricostruire i tetti delle case distrutte in Ucraina

Sono partiti il 27 dicembre in 18. L’obiettivo portare medicinali, "gioia" ai bambini e soldi (oltre che mano d’opera) per ricostruire i tetti distrutti dalla guerra

Sono diciotto ragazzi tra i 19 e i 30 anni, quasi tutti studenti, ma ci sono anche una pubblicitaria, un assicuratore, un consulente, un giardiniere. Sono partiti in pullman alla fine dell'anno da Robbio, Confienza e Mede, tre piccoli comuni del Pavese, per trascorrere il periodo delle feste tra Odessa e Mykolaiv.

La comitiva non era ovviamente in gita di piacere. Gli obiettivi? Portare medicinali e "gioia" ai bambini e soldi per ricostruire i tetti distrutti dalla guerra.

"Padre Vitaly, il nostro referente a Odessa, ci ha mandato una lettera a ottobre - racconta Umberto Arrisio, socio del Leo Club Biraga che è promotore dell'attività umanitaria -. La richiesta era quella di aiutare le persone ad aggiustare i tetti danneggiati per evitare la distruzione delle loro case. Per ogni tetto ci vogliono circa duemila euro".

I ragazzi hanno raccolto e portato oltre a una gran quantità di farmaci e cibo anche i soldi per cominciare l'opera necessaria a salvare le abitazioni danneggiate dai cieli di guerra.

"Le case al centro del progetto sono una ventina - prosegue Arrisio - e, una volta sistemate, saranno utilizzate non solo come abitazioni private ma anche per accogliere persone che hanno perso tutto".

I ragazzi del Pavese che hanno trascorso il periodo delle feste in Ucraina per ricostruire tetti e portare beni di prima necessità
I ragazzi del Pavese che hanno trascorso il periodo delle feste in Ucraina per ricostruire tetti e portare beni di prima necessità

A capodanno il gruppo si è dedicato a distribuire pasti caldi e, soprattutto, a quello che gli stava più a cuore nella missione. "Far giocare i bimbi, soprattutto quelli dei villaggi dove non possono andare a scuola perché i bunker, necessari per lezioni in sicurezza, ci sono solo nelle città. Nei villaggi esistono dei centri ricreativi dove possono stare insieme quando non ci sono attacchi in corso. Abbiamo portato tanti giochi ed e' stata un'esperienza molto emozionante. L'aspetto devastante è non aver visto nemmeno un padre: sono tutti o al fronte o impegnati nelle poche attività ancora aperte".