Pavia – Liliana Barone, quarantacinquenne accusata di omicidio volontario in relazione alla morte dello zio Carlo Gatti, ottantanove anni, trovato senza vita a febbraio nella loro abitazione di frazione Canavera, comune di Colli Verdi si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande della pm Valentina Terrile. La Procura di Pavia aveva infatti disposto di sentire l’indagata, ma Barone, assistita dall’avvocata Laura Sforzini, ha scelto di non parlare. L’indagata si trova in carcere da febbraio, il 4 settembre si discuterà il ricorso in Riesame presentato dalla difesa dopo che a luglio il tribunale di Pavia aveva rigettato la richiesta di scarcerazione o di adozione di una misura alternativa.
L’autopsia sul corpo di Gatti, eseguita mesi fa e il cui referto è stato depositato a fine giugno, aveva individuato come causa della morte dell’anziano uno choc emorragico derivato da una ferita lacero contusa alla testa e provocato dalle pregresse condizioni di salute dell’uomo, che era anche sottoposto a terapie farmacologiche. Barone nel corso dell’iter giudiziario aveva fornito la sua versione dei fatti, raccontando di aver trascorso la notte in camera sua al piano superiore della casa, mentre Gatti dormiva al piano terra. Una volta scesa al piano terra l’indomani mattina, Barone aveva raccontato di aver rinvenuto lo zio senza vita nella camera da letto dove si era ritirato la sera precedente. Le indagini per far luce sull’accaduto proseguono.