
Messi in ginocchio dalla bufera: "Il tetto se l’è portato via il vento"
GIUSSAGO (Pavia)
"Abbiamo visto l’inferno per un’ora, ma per fortuna nessuno si è fatto male". Il sindaco di Giussago, Albino Suardi, qualche ora dopo la bufera che si è abbattuta sul suo paese, tira un sospiro di sollievo: "I danni sono ingenti, però poteva andare anche peggio". Violente raffiche di vento, grandine, pioggia, nelle prime ore della sera di mercoledì c’è stato di tutto. A farne le spese è stato il tetto di una palazzina di via Meucci volato via per atterrare nel giardino accanto, sopra una piscina fuori terra.
Trascinati e accatastati i mobili da giardino che molte famiglie avevano messo all’esterno per le loro serate più calde, che ancora non ci sono state in questa primavera più piovosa di sempre. "Ieri mattina ho firmato un’ordinanza - ha aggiunto il sindaco - perché l’edificio di via Meucci con due appartamenti nei quali vivono quattro persone non è più agibile". "Ho sentito un rumore forte - ha detto una dei residenti - pensavo fosse volato il tavolino che avevo fuori, invece non c’era più il tetto". A poca distanza anche un bosco privato è stato raso al suolo con piante finite sulla strada. "I telefoni squillavano - ha aggiunto il sindaco - i miei concittadini erano spaventati perché temevano che le piante cadessero sulle loro case o sulle strade. Appena ho potuto sono andato a vedere e ho chiamato i vigili del fuoco che, compatibilmente con tutte le emergenze che avevamo in provincia, sono intervenuti. Nel frattempo ci hanno dato una mano gli agricoltori e molti volontari. Chi ha potuto ci ha dato una aiutato, ma alle 22 Casatico, la frazione in cui c’era il boschetto, non era ancora raggiungibile a causa degli alberi caduti". Vento forte e pioggia impedivano la visibilità. A Lodi ieri mattina ha ceduto la sponda della tangenziale, i vigili del fuoco sono intervenuti lungo la sponda della tangenziale, la strada statale 9, per le verifiche conseguenti a un cedimento. La terra è franata ed è quindi stato necessario anche l’intervento di Anas.
Manuela Marziani