Maxi debito “incolpevole“, i giudici lo cancellano

Una coppia di Rivanazzano era in difficoltà dopo il crac della pompa di benzina. Aiutati dalla “salvasuicidi“

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Un debito da oltre un milione di euro, causato dal fallimento della propria attività. Impossibile da pagare per una famiglia di Rivanazzano. Ora il tribunale di Pavia ha acconsentito ad approvare un piano di pagamento a rate per un totale di 80mila euro in quattro anni, per poi cancellare la restante parte di quanto dovuto. Il riferimento normativo in base a cui è stata presa la decisione è la cosiddetta “salvasuicidi“, la legge numero 3 del 2012, che prevede benefici da applicare nei casi di indebitamento incolpevole. Nel 2008, una coppia oltrepadana ha preso in gestione un impianto di carburante di una compagnia petrolifera. Per far ciò è stata sottoscritta una fideiussione da 50mila euro, come forma di garanzia in caso di inadempienze. Però il contratto si è chiuso prima del previsto, con la richiesta di 62mila euro da parte della compagnia alla coppia. Si è andati per vie legali, alla fine la società dei due oltrepadani è stata chiusa nel 2018. Da quel momento, hanno dovuto richiedere numerosi prestiti a familiari e banche per far fronte alle spese. Hanno anche venduto la loro casa, accumulando oltre un milione di euro di debiti, di cui 214mila verso l’Agenzia delle entrate.

"Una cifra stratosferica, a cui sarebbe impossibile far fronte per qualsiasi famiglia normale, anche immaginando di vivere in strada a pane e acqua fino all’ultimo dei propri giorni", spiega l’avvocato Monica Pagano (nella foto) di Brescia che ha assistito la coppia. Il legale ha avanzato la richiesta di accesso ai benefici della Salvasuicidi: "Per quattro anni verseranno a rate 80mila euro, poi il resto del debito sarà dichiarato estinto – racconta il legale -. È stato verificato, attraverso l’analisi dei dati contabili degli anni passati, che l’indebitamento era incolpevole, dovuto a fattori come la crisi". Nicoletta Pisanu