Morte del reporter Rocchelli, la rivelazione: "Markiv aveva un piano per evadere"

La notizia era stata fornita da un altro detenuto. La difesa: pettegolezzi

Vitaliy Markiv, accusato dell’omicidio di Andy Rocchelli

Vitaliy Markiv, accusato dell’omicidio di Andy Rocchelli

Pavia, 26 gennaio 2019 - Fingere di sentirsi male, per poi farsi portare in infermeria. Lì, avrebbe aggredito con una penna gli agenti e sarebbe scappato. Questo sarebbe stato il piano di Vitaliy Markiv, 29 anni, soldato ucraino, per fuggire dal carcere di Pavia dove si trovava recluso perché accusato dell’omicidio del reporter pavese Andrea Rocchelli, ucciso il 24 maggio 2014 a Sloviansk, mentre si trovava in Ucraina per documentare la guerra civile. Nello stesso attacco, compiuto a colpi di mortaio, morì anche il giornalista russo Andrei Mironov mentre rimase ferito un altro reporter, il francese William Roguelon.

Marvik, che attualmente si trova in carcere a Opera, avrebbe confidato questo progetto di fuga a un altro detenuto. A riferire la situazione, è stato il commissario capo della Polizia penitenziaria di Pavia, Angelo Napolitano, sentito ieri in tribunale a Pavia come testimone dell’accusa. Il detenuto sarebbe stato trasferito a Opera nel luglio 2017 proprio per scongiurare la sua possibilità di mettere in atto il piano a Torre del Gallo. Ma non solo. Markiv si era anche informato sulla struttura del carcere pavese, destando sospetti sulle sue intenzioni.

Per la difesa del soldato ucraino, affidata ai legali Raffaele Della Valle e Donatella Rapetti, sono «solo pettegolezzi che non riguardano il processo. Non siamo preoccupati da queste voci. Oltretutto se anche questi particolari fossero veri, con la vicenda processuale non c’entrerebbero nulla, perché stiamo affrontando il dibattimento per appurare la verità sulla morte di Rocchelli, non per il presunto piano di evasione di Markiv. Ci piacerebbe sentire il detenuto che ha riferito queste voci, per vedere se è attendibile», ha commentato Della Valle.

Nel corso dell’udienza di ieri è stato sentito anche il medico legale che ha spiegato come il corpo del reporter fosse arrivato in Italia dopo aver già subito l’autopsia, mentre il luogotenente Benedetto Vinciguerra ha dato indicazioni tecniche sulle armi usate nello scenario di guerra in cui si trovava il fotografo. La prossima udienza è stata fissata per l’8 febbraio, in quell’occasione saranno sentite due autorità politiche ucraine.