MANUELA MARZIANI
Cronaca

Martina Morini, ricercatrice di cuore e di testa: "Combatto il cancro in ricordo di mio padre"

Voghera, l’iscrizione a Biologia "per evitare ad altri il mio dolore". Il suo lavoro al Gaslini di Genova vince il prestigioso GiovedìScienza

A Martina Moprini il premio speciale Elena Benaduc

A Martina Moprini il premio speciale Elena Benaduc

Voghera (Pavia), 18 maggio 2024 –  Sei minuti per illustrare il proprio progetto, cercando di renderlo chiaro, diretto e alla portata di tutti. Sei minuti nei quali Martina Morini, ricercatrice di Voghera, è riuscita a conquistare gli studenti di cinque classi delle scuole superiori.

Sono stati loro, componenti di una giuria popolare, a far vincere alla 35enne il premio speciale Elena Benaduce riservato a lavori di ricerca che si distinguono per le ricadute sul benessere delle persone e sulla qualità della vita. Giovedì all’Accademia delle Scienze di Torino sono stati proclamati i vincitori della tredicesima edizione del Premio Nazionale GiovedìScienza, la competizione scientifica rivolta ai ricercatori under 35 di tutti gli enti di ricerca italiani, organizzata dall’associazione torinese CentroScienza Onlus, con lo scopo di promuovere e incoraggiare i protagonisti della ricerca alla comunicazione della scienza. Laureata in biologia molecolare all’Università di Pavia, la giovane è al momento ricercatrice sanitaria dell’Irccs Giannina Gaslini di Genova. La ricerca con cui Martina Morini ha vinto il premio di 3mila euro, l’opportunità di partecipare a un percorso di formazione dedicato alla comunicazione della scienza e ad Arte Oratoria, un corso per affinare le tecniche di public speaking, è “Il valore di un campione di sangue in oncologia pediatrica: da una caramella alla cura“.

Che cosa prevede il suo progetto?

"La mia ricerca si concentra sull’analisi degli esosomi nel sangue di pazienti pediatrici con neuroblastoma, identificando proteine e microRNA per differenziare rischi tumorali e predire risposte al trattamento. L’obiettivo è migliorare la diagnosi e la prognosi, aprendo prospettive per l’immunoterapia personalizzata basata sugli esosomi".

Un ambito molto particolare... "Mi ero appassionata alla biologia, ma quello che mi ha convinta ad addentrarmi nell’ambito oncologico è stata una perdita molto dolorosa, quella di mio padre. Allora ho pensato che, se potevo anch’io contribuire almeno in minima parte a evitare che altri potessero provare il dolore che vivevo io, volevo essere utile".

A chi dedica questo premio?

"A tante persone: prima di tutto a mio padre che è stato fondamentale altrimenti non avrei proseguito e mi aiuta a sopportare la sua assenza, poi a mia madre e a mia sorella che sono sempre state dei punti di riferimento per me e a mio marito Christian che mi ha salvata da situazioni peggiori. Infine al dottor Luigi Varesio, mancato pure lui nel 2017, che mi ha affidato il progetto sulle biopsie liquide quando sono arrivata al Gaslini. E un pochino anche a me".

Sono state 71 le candidature pervenute all’edizione 2024 del premio, 48 le ricercatrici e 23 ricercatori, un bel risultato stringere in mano il premio.

"Indubbiamente e so di non essere da sola. Con me ho un gruppo di lavoro fondamentale perché si lavora bene soltanto se si lavora insieme e si è in perfetta sintonia".

Il futuro sarà la medicina personalizzata?

"Sicuramente, soprattutto in ambito oncologico per evitare gli effetti collaterali e avere una migliore risposta, oltre a una qualità della vita più soddisfacente. Non possiamo ancora evitare che una persona si ammali, ma possiamo fare in modo che le cure siano più efficaci. La mia ricerca poi si svolge in ambito pediatrico e i bambini hanno per definizione un futuro davanti. Pensare a loro mi motiva moltissimo a continuare nel mio lavoro".

Il suo progetto troverà già un’applicazione clinica?

"Non ancora, prima dovrà essere validato. Ci vorranno ulteriori studi e una casistica più ampia. Stiamo collaborando con altri Paesi europei per raccogliere i dati. Ci vorranno ancora anni di studi".

Dopo aver ritirato il riconoscimento ha festeggiato?

"Sì, almeno un po’ ma poi mi sono messa di nuovo a studiare".