Emorragia di infermieri, Sos a Pavia

Per fine anno mancheranno altre 42 unità, allarme della Cgil sugli otto ospedali della provincia

Una corsia ospedaliera

Una corsia ospedaliera

Pavia, 20 giugno 2019 - "Il piano  triennale dei fabbisogni che Asst ha predisposto non basta a coprire le gravi carenze di organico strutturalmente presenti in tutti gli otto ospedali della provincia". A lanciare l’allarme è Patrizia Sturini, segretaria della Fp Cgil Pavia che parla di "un’emorragia di personale che, se non si risana subito, mette a rischio i servizi". Entro fine anno, infatti, altri 42 infermieri lasceranno il posto in Asst e andranno ad aggiungersi ai 150 che nel 2018 sono andati via, chi per mobilità, chi per pensionamento o altro.

"Le medicine di Voghera, Vigevano, Casorate e Mede - prosegue Sturini - sono in sofferenza da ormai troppo tempo. Piu volte come Fp Cgil è stato chiesto di assumere personale di supporto che concorrerebbe all’assistenza di base, attività prevalente nelle medicine, in modo da ottimizzare le risorse professionali, che oggi sono quelle maggiormente in difficoltà. Ormai da anni i sindacati denunciano le carenze di personale sia medico sia infermieristico e non è mai stata presa in considerazione la grave ricaduta che avrebbe avuto il blocco del turn over".

Un esempio delle difficoltà riscontrate arriva dal reparto di medicina di Mede che ha 30 posti letto con un organico di 13 infermieri, 3 dei quali a part-time, un generico e 10 operatori socio sanitari dei quali 5 sono assunti dalla agenzia interinale a 31 ore. "Dei 13 infermieri, due sono andati in mobilità - dice ancora la segretaria della Fp Cgil - questo comporta che il restante personale dovrà rientrare per garantire i requisiti di accreditamento e la dovuta assistenza a pazienti con una complessità assistenziale elevata. Per sopperire, si utilizza il decreto Sirchia, che riconosce al personale tecnico e sanitario che aderisce un compenso di 26 euro all’ora per il rientro dai riposi. Ma questo strumento dovrebbe essere utilizzato nelle emergenze e non nella quotidianità. La direzione generale welfare di Regione Lombardia ha stanziato 250mila euro per le prestazioni orarie aggiuntive, ma dovrebbero essere un’eccezione, perché i dipendenti devono saltare i riposi e quindi non è garantito il dovuto recupero psicofisico". Inoltre, rimarca la sindacalista, "sempre più operatori si rivolgono alla Cgil per chiedere condizioni di lavoro migliori e di fruire dei loro riposi senza l’ansia di essere richiamati al lavoro".