MANUELA MARZIANI
Cronaca

Pavia, lotta alla ludopatia: "Intere famiglie divorate dall’azzardo"

L’esperto: colpite tutte le fasce sociali. In tanti casi i figli si ammalano dopo i genitori

Slot machine

Pavia, 29 luglio 2018 - «Per favore, non chiamiamola ludopatia, così sembra solo un gioco e non lo è». Dopo il terribile episodio accaduto  in provincia di Ancona dove un uomo di 57 anni, in cura in una comunità terapeutica, ha ucciso un’anziana vicina di casa 85enne, Simone Feder, psicologo della Casa del giovane ed esponente del Movimento no-slot, rivendica quanto è stato fatto in questi anni partendo da Pavia. Ovvero la città che il Times aveva definito «la Las Vegas italiana». «La gente vive quotidianamente la disperazione- ha aggiunto lo psicologo della Casa del giovane e fornisce suggerimenti».

Come Movimento no slot avete dato contributi alla stesura della parte del decreto dignità che riguarda l’azzardo? «Sì, l’emendamento andrà in discussione alla Camera lunedì. Per esempio abbiamo proposto che venga richiesta come obbligo la tessera sanitaria per giocare alle slot. Sappiamo che non rappresenta una soluzione al problema, ma almeno è un filtro. Impedisce ai minori di accedere all’azzardo e rappresenta una tracciabilità. Certo poi occorreranno i controlli. Inoltre vorremmo che non venissero chiamati premi le vincite pari al costo di un Gratta&vinci o adddirittura inferiori».

A Pavia molti locali no slot sono riconoscibili da una vetrofania. E nel resto d’Italia?  «Sarebbe indispensabile che la diffusione del logo diventasse nazionale. A oggi molti baristi lo espongono per disincentivare l’azzardo. Grazie all’aiuto di qualche imprenditore, noi offriamo gadget a chi sceglie di rinunciare alle macchinette, ma mettere il logo sulla vetrina vuol dire esporsi. E non tutti se la sentono di farlo, anche se sempre più bar decidono di  fare a meno delle slot rottamandole».

Questo è il frutto di una battaglia culturale che la Lombardia sta combattendo da tempo. «Lo si deve alla sensibilità dell’assessore Viviana Beccalossi, che ha capito fino a che punto possa arrivare un malato di azzardo».

Un malato di azzardo sa di avere una patologia?  «No, anche se il 97-98% delle persone che hanno una dipendenza dall’azzardo è malato di slot. Gli altri giochi li hanno iniziati, ma le slot li hanno legati. Il loro problema quindi non è procurarsi i soldi, che trovano, è tenere sotto controllo tutto il resto. Invece l’azzardo spegne tutte le emozioni».

Esiste una categoria a rischio?  «No, l’azzardopatia è trasversale a tutte le classi sociali e a tutte le età. Le 30 persone che attualmente ho in cura hanno mediamente buttato in azzardo 126mila euro. I professionisti di tutti i settori si ammalano, in sei o sette casi che ho si sono ammalati i genitori e pure i figli. Poi, invece, ci sono le situazioni in cui i figli non si rendono conto d’avere un problema perché vedono i loro genitori incollati a una slot machine e mogli che non riescono a far curare il marito che si è già mangiato la casa. Di contro, poi, mi capita d’avere intere famiglie in cura».

A Pavia sono state condotte diverse indagini nelle scuole e ora i ragazzi hanno compreso il pericolo nascosto dietro alle slot. «Siamo partiti da Pavia, non potevamo stare fermi, ma ora allargheremo lo sguardo e condurremo indagini nel resto d’Italia. I familiari raccontano come cambia il volto di un giocatore d’azzardo che supera la dipendenza. Vogliamo far cambiare molti volti».