Israele non estrada i propri cittadini Eitan, il ritorno è ancora un rebus

La Procura di Milano sceglie l’attesa. Il nonno materno ricorrerà alla Corte Suprema contro il rientro

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di Manuela Marziani

La consegna a Paesi esteri di persone colpite da mandati di cattura internazionale per Israele è facoltativa e le autorità non hanno mai estradato cittadini israeliani. Ne è stata informata la procura generale di Milano, che nei giorni scorsi ha inoltrato al ministero della giustizia gli atti dell’ordinanza cautelare in carcere emessa da Pavia per il nonno materno di Eitan e per il suo autista-aiutante con richiesta di estradizione per il rapimento del piccolo. Già nei giorni scorsi da fonti di via Arenula si era saputo che tra Italia e Israele si applica la Convenzione europea di estradizione del 1957 di Parigi, ma anche che Israele ha apposto una riserva in base alla quale non estrada i propri cittadini. Ora l’informazione è arrivata anche alla procura generale, a cui il ministero della giustizia dovrà far sapere se intenderà chiedere l’estradizione alle autorità israeliane di Shmuel Peleg, nonno del bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, mentre il mandato per Gabriel Alon Abutbul, soldato dell’agenzia di contractor statunitense BlackWater residente a Cipro, è immediato. Al momento sembrerebbe che la procura generale di Milano intenda aspettare di vedere se Eitan dovrà rientrare in Italia e poi, con un dialogo tra ministeri, si definirà la questione del mandato d’arresto internazionale. L’Italia potrebbe chiedere a Israele di perseguire penalmente i due sul proprio territorio per i reati contestati dai magistrati di Pavia. Reati per i quali Shmuel Peleg dovrebbe essere processato anche nel suo Paese, mentre al momento in tribunale è in discussione l’aspetto civile e ci sono state due decisioni favorevoli alla zia paterna Aya Biran.

Il nonno materno ha annunciato che entro giovedì presenterà ricorso alla Corte Suprema. "Eitan è stato condannato a tornare in Italia, luogo della tragedia – ha commentato la nonna Esther Cohen – invece di consentirgli di vivere in un posto di consolazione, di protezione e di difesa insieme alla sua famiglia materna in Israele". L’auspicio dei giudici è che ai nonni pur avendolo rapito (per Shmuel è stato spiccato un mandato di cattura e la nonna è indagata) sia consentito vedere il bambino anche in Italia. Lo stanno facendo già oggi a Tel Aviv tre giorni a settimana, in ambienti neutri e alla presenza degli assistenti sociali come chiesto dalla zia Aya. Gli avvocati Cristina Pagni e Grazia Cesaro invece sperano che "il piccolo possa fare presto ritorno in Italia dove doveva iniziare la scuola e ha i suoi amici e che ci sia una veloce definizione dei procedimenti". Ma se i nonni depositeranno il ricorso annunciato, i tempi per il rientro si allungheranno ed Eitan con ogni probabilità dovrà continuare a stare a Tel Aviv.