MANUELA MARZIANI
Cronaca

Giocatori in campo con lingue e storie diverse. Un successo il primo mondiale dell’antirazzismo

Maglie diverse, diverse religioni, colori della pelle, magari anche lingue e storie personali, un’unica passione: il calcio. Per divertirsi sconfiggendo...

Maglie diverse, diverse religioni, colori della pelle, magari anche lingue e storie personali, un’unica passione: il calcio. Per divertirsi sconfiggendo...

Maglie diverse, diverse religioni, colori della pelle, magari anche lingue e storie personali, un’unica passione: il calcio. Per divertirsi sconfiggendo...

Maglie diverse, diverse religioni, colori della pelle, magari anche lingue e storie personali, un’unica passione: il calcio. Per divertirsi sconfiggendo i pregiudizi, 120 atleti per l’intera giornata di ieri sono scesi sul campo dell’oratorio di San Carlo di via Montebolone per i “Mondiali dell’antirazzismo, Al Wheda Cup“. Dodici le squadre impegnate, alcune composte da stranieri provenienti da Senegal, Costa d’Avorio o Palestina, altrimenti che mondiali sarebbero, altre da persone che stanno seguendo un percorso all’interno della comunità Casa del giovane, dei centri diurni o dai Centi d’accoglienza. Il risultato è stato una grande festa dentro e fuori dal campo, dove i bambini sono stati intrattenuti e hanno potuto seguire diversi laboratori.

"Tutte le squadre che abbiamo invitato sono venute - ha detto Andrea Alberizzi della Polisportiva popolare pavese Aps, che ha organizzato la manifestazione con gli assessorati allo Sport e alle Pari opportunità del Comune - e si sono divertite tutti sul terreno di gioco come sugli spalti". Un inedito il calcio per la polisportiva nata per creare dal basso sport di qualità, senza senza barriere. "Facciamo tanti sport nella nuova struttura di via Dei mille 209 - ha aggiunto Alberizzi - dalla boxe allo yoga, ma il calcio no. Eppure coloro che frequentano il nostro centro che collabora anche con chi organizza corsi di italiano per stranieri, spesso ci hanno chiesto di poter giocare a calcio. Li abbiamo accontentati".

Le 12 squadre sono state divise in tre gironi da quattro che sono affrontate, poi si è passati alla semifinale e alla finale che ha decretato il campione, chi ha vinto però ha poca importanza. "Non è stata una sfida - ha proseguito l’organizzatore -, piuttosto una voglia di stare insieme con la “scusa“ del calcio". Dai 20 ai 30 anni i calciatori che si sono affrontati in un torneo di calcio a 7 e molto più bassa l’età media di chi stava fuori a giocare.

M.M.