Giallo della Morsella risolto "Non hanno avuto alcuna pietà"

La comunità islamica: fiducia nella magistratura. Si accollerà le spese per il rimpatrio della salma

di Umberto Zanichelli

Questioni di soldi. Le voci di paese difficilmente sbagliano. Non appena si era sparsa la notizia che il corpo ritrovato carbonizzato in un’auto era quello di Mohamed Ibrahim Mansour, 43 anni, egiziano, da anni in Italia, più di uno aveva legato l’accaduto al denaro. Anche se le ipotesi disegnate guardavano altrove: la storia con la famiglia Rondinelli, la figlia avuta da una ragazza all’epoca quindicenne, sembrava essere ormai definitivamente superata. E forse lo era. Almeno sino a quando l’egiziano, incensurato ma considerato un tipo dal carattere piuttosto spigoloso, aveva rivendicato il suo ruolo di padre, probabilmente per ottenere l’affidamento della figlia di cinque anni.

Un passo che gli è costato la vita perché i fratelli ed il compagno, Massimo e Claudio Rondinelli, 34 anni e 39 anni e Luigi D’Alessandro, 37 anni, gli hanno testo l’agguato nel capannone sulla circonvallazione di Cassolnovo, dove Mansour viveva e che la famiglia Rondinelli aveva utilizzato in passato a scopi agricoli. A Cilavegna la vittima si vedeva poco, anche con i suoi connazionali e preferiva al contrario gravitare su Vigevano, dove era un componente attivo della numerosa comunità islamica che da subito ha chiesto massima attenzione per il caso di quello che inizialmente era un componente scomparso e che poi si è rivelato la vittima. Proprio la comunità islamica, il centro culturale La Medina di via Rovereto, hanno nominato un avvocato.

"È stato lui a darci la notizia degli arresti – commenta il portavoce, Ibtahim Hussein –. Noi abbiamo sempre avuto fiducia nell’operato della magistratura e degli investigatori che, nell’arco di un mese, sono arrivati a individuare i presunti responsabili, uomini senza cuore che non hanno avuto nessuna pietà per Mohamed il cui corpo è stato dato alle fiamme". La stessa comunità islamica vigevanese è in attesa del nulla osta per il rimpatrio in Egitto dei poveri resti del quarantatreenne ucciso: si occuperà, come già avvenuto in passato, delle pratiche burocratiche e delle spese. Nel Paese di origine della vittima vivono ancora la madre ed una sorella che per settimane hanno sperato che in corpo carbonizzato in quell’auto non fosse quello del loro congiunto.