
Appartengono a due mondi diversi e sono distanti per età, ma l’obiettivo delle loro ricerche è lo stesso: portare alla luce le "strutture nascoste", ciò che non è visibile a occhio nudo ma la cui presenza è decisiva per l’esistenza umana. Ed è proprio per i risultati ottenuti, per i meriti scientifici e professionali, che la giovane linguista e Maria Giavazzi e il biochimico Martino Bolognesi hanno ricevuto ieri nell’aula magna del collegio il premio Ghislieri assegnato ogni anno dall’Associazione alunni a due ex allievi laureati (un junior e un senior) del collegio Ghislieri di Pavia, da oltre 450 anni al centro della formazione d’eccellenza.
A Martino Bolognesi, socio nazionale dell’Accademia dei lincei e professore ordinario di chimica biologica all’Università statale di Milano, va il premio Ghislieri senior 2023. Autore di oltre 500 lavori pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, nella sua carriera Bolognesi si è costantemente occupato di biologia strutturale attraverso l’applicazione della cristallografia a raggi X a diverse classi di proteine. Ha coordinato, come senior PI, un gruppo composto da circa 20 ricercatori, impegnati in diversi campi della biologia strutturale applicata alle scienze della vita.
Il premio Ghislieri junior 2023 viene invece conferito a Maria Giavazzi, 30enne docente (maître de conférence) del dipartimento di studi cognitivi (Dec) dell’École Normale Supérieure di Parigi. La professoressa Giavazzi indaga i sistemi fonologici, come i suoni si trasformano in parola e come la loro percezione si rifletta nella produzione della lingua. Il suo interesse di ricerca copre anche la relazione fra la conoscenza della grammatica e altre capacità cognitive.
È cambiato il linguaggio?
"La lingua è sempre in evoluzione. Innegabilmente oggi si usa un lessico diverso da quello del passato, ma questo non significa che sia migliore o peggiore. In passato forse si usavano vocaboli più forbiti, c’è stata una democratizzazione del linguaggio, che non è un aspetto negativo, aiuta la comunicazione. In compenso ne sono state introdotte altre".
Molti sono termini inglesi.
"Non sono parole inglesi, tecnicamente sono dei ‘prestiti’, termini che vengono italianizzati. In tutte le lingue ci sono e arricchiscono il vocabolario".
I giovani usano un linguaggio diverso dagli adulti.
"Nel mondo ci sono 7.000 lingue e soltanto 12 sono le più parlate con moltissime differenze e non soltanto legate alle influenze dialettali, anche all’ambiente nel quale si cresce. Ad esempio nelle periferie si parla una lingua differente rispetto a quella dei centri storici. Nella periferia nord di Parigi si usa un francese molto influenzato dall’arabo. Piuttosto per riuscire a comunicare, si sono persi molti dialetti e questo è un male perché abbiamo perso una parte della nostra cultura, ma non ci si sarebbe compresi a pochi chilometri di distanza continuando a usare soltanto il dialetto"
Spesso usiamo faccine al posto delle parole, non stiamo dimenticando come ci si possa esprimere a furia di emoji?
"Sono un’appendice del linguaggio, un tentativo di reintrodurre una parte affettiva, come sensazione che si prova nel momento in cui si scrive".
La comunicazione è cambiata, abbiamo perso competenze?
"No, negli ultimi 30 anni il QI è aumentato e con questo anche le competenze linguistiche"
Come ha accolto il premio?
"Con moltissima gioia. Pavia e il collegio Ghislieri sono uno dei miei luoghi del cuore in cui torno spesso".