Nei giorni scorsi è stato diagnosticato il primo caso di febbre del Nilo occidentale (West Nile) a Parma e un gruppo di zanzare infette sono state trovate anche a Sant’Angelo Lomellina come ha riscontrato l’istitituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna (Izsler), L’infezione umana è in oltre l’80% dei casi asintomatica; nel restante 20% dei casi i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale. Nello 0,1% di tutti i casi, l’infezione virale può provocare sintomatologia neurologica del tipo meningite, meningo-encefalite.
Le evidenze scientifiche nazionali ed internazionali hanno dimostrato l’efficacia dei piani di sorveglianza sistematica della cattura di zanzare vettrici e di sorveglianza attiva degli uccelli selvatici nel fornire informazioni precoci sulla circolazione del West Nile virus. Piani già scattati. "Si dispone l’introduzione delle misure di sicurezza nei confronti della trasmissione trasfusionale del virus sulle donazioni di sangue ed emocomponenti raccolte nella provincia di Pavia" ha disposto il direttore del Centro nazionale sangue Vincenzo De Angelis.
A Sant’Angelo ci sono alcune trappole del sistema di monitoraggio regionale, come ce ne sono a Tromello, Broni e nel Pavese. Altre aree di sorveglianza sono a Bologna, Cagliari, Catania, Ferrara, Mantova, Modena, Oristano, Parma, Piacenza, Ravenna, Rimini, Varese, Vercelli. Per contrastare il virus i donatori di sangue che hanno soggiornato anche solo una notte a Pavia e nelle altre province coinvolte, dovranno effettuare un test prima di donare oppure sospendere le donazioni di sangue e di emocomponenti per 28 giorni.
"I responsabili delle strutture regionali di coordinamento per le attività trasfusionali - ha aggiunto il dottor De Angelis - sono invitati a dare tempestiva attuazione alle suddette indicazioni, informando puntualmente i singoli servizi anche per gli aspetti inerenti le banche di sangue cordonale".
E, secondo un gruppo di ricercatori del San Matteo coordinato da Alessandro Borghesi gli auto-anticorpi antinterferone di tipo 1 sono alla base delle forme più gravi di encefalite da virus West Nile. "I ricercatori – hanno sottolineato i ricercatori del Policlinico in una nota – hanno studiato pazienti con encefalite da virus West Nile arruolati nei sei diversi centri, identificando, nel sangue del 40% dei soggetti, auto-anticorpi anti-interferone di tipo 1. Si tratta di auto-anticorpi fondamentali per le risposte immunitarie contro i virus. I soggetti con auto anticorpi aberranti anti-interferone in eccesso sviluppano forme di malattia più severe. Un risultato già ottenuto in altri studi condotti dai ricercatori, che erano arrivati alle stesse conclusioni anche per altri virus, come il Sars-CoV-2 e l’influenza".