Investita e trascinata: Elena Madama, la rinascita "tra dolci e politica"

Pavia, l’impegno della consigliera comunale ridotta in fin di vita da un pirata della strada. "Il rammarico? Quell’uomo non si è pentito"

Elena Madama

Elena Madama

Pavia, 17 giugno 2018  - La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 15 anni per Radion Suvac, per il tentato omicidio  della consigliera comunale pavese Elena Madama. Sono passati quasi 4 anni da quella sera del 12 novembre 2014, quando a bordo di un'auto rubata, Suvac e il suo complice investirono la trentenne trascindandola per quasi un chilometro sotto le ruote della vettura.

Elena Madama, questa sentenza risponde alla sua esigenza di giustizia?

"La giustizia ha fatto il suo corso e in termini strettamente legali si può dire che sia stata fatta. Certo è che nessuno mai mi restituirà questi tre anni e mezzo nei quali ho cercato di recuperare la mia autonomia e tutto il tempo che ancora ci vorrà per avvicinarmi sempre più ad essere come ero e come vivevo prima dell’incidente".

Quali pensieri e sentimenti nutre verso il condannato? 

"Nulla di speciale, se non un forte rammarico per il mancato pentimento. Uno può sbagliare, sbagliare gravemente, ma riconoscerlo è un primo passo. Lui non l’ha fatto. Un delinquente può avere momenti di follia criminale, questo naturalmente non lo giustifica. Eppure, io che volevo fare l’avvocato, immagino che siano cose che possono accadere. Poi però credo sia giusto assumersi le proprie responsabilità".

Come ripensa oggi ai giorni più difficili che ha vissuto, dopo il risveglio in ospedale? 

"Ero totalmente disorientata, non ero in grado di decidere per me stessa. I giorni peggiori sono stati quelli in cui era necessario prendere delle decisioni e io non ero in grado: ho superato una montagna".

Quanto è contato il sostegno di famiglia e amici?

"È stato fondamentale. Soprattutto quello della famiglia, perché mi ha rimessa al mondo fisicamente. Gli amici poi  non mi hanno mai lasciata sola. Hanno sempre cercato di sdrammatizzare ogni mia crisi, anche quando non ero in grado neppure di soffiarmi il naso. Ero disperata e ho detto a mio padre: “Papà mi sento un vegetale”. La sua risposta è stata: “Allora vado a chiedere un annaffiatoio per innaffiarti i piedi”".

Anche il suo fidanzato le è stato accanto? 

"È stato indispensabile. Io vedevo la vita che mi si stava chiudendo completamente e lui era l’unica ancora per ritornare ad afferrarla. Per non parlare di quando mi ha accompagnata fuori dall’ospedale con i permessi domenicali, su una sedia a rotelle perché non ero in grado di muovermi ed esteticamente ero messa abbastanza male. Ma a lui questo non importava anzi con orgoglio mi portava in giro in centro, in pasticceria, contento di me e di noi".

Com’è la sua giornata tipo?

"Non ne ho una. Mi sveglio, faccio colazione in pasticceria  dove lavora il mio fidanzato e poi dipende, a volte faccio palestra e fisioterapia in mattinata e poi il pomeriggio lo dedico alla spesa o alle faccende quotidiane, verso le 18 torno a casa e sto un po’ con il mio compagno e decido con lui la serata".

Quali sono le sue passioni? 

"Mi piace dedicarmi alla cucina e soprattutto ai dolci, e anche a un po’ di shopping. Ma la mia più grande passione rimane la politica".

Con che spirito affronta la riabilitazione? Sono numerose le sedute di fisioterapia cui deve sottoporsi?

"È il mio lavoro. Se voglio ottenere dei risultati mi devo impegnare. Mi sottopongo settimanalmente a un mix tra fisioterapia, palestra riabilitativa, idrochinesi, e sport adattato, in media cinque volte alla settimana".

Chi è oggi Elena Madama?

"La vita fin dalla nascita mi ha posto di fronte a difficoltà fisiche, sono cresciuta imparando a superarle per essere come gli altri. Allo stesso modo sto affrontando questa situazione con volontà, energia e determinazione. Gli altri mi considerano una persona molto forte e io di sicuro non mi sento debole e indifesa, anche se i miei lati sensibili li ho come tutti".