
Simone Feder, psicologo
Pavia, 26 giugno 2022 - Il 68% degli studenti pavesi conosce persone che fanno uso di droghe e il 20% le frequenta spesso. Lo rivela un’indagine effettuata tra quasi 7mila studenti nell’ambito del Coordinamento antidipendenze e disagio minorile, che nella giornata mondiale contro le droghe fa riflettere. "Le nostre comunità per polidipendenti sono oggi piene di ragazzini, molti minorenni, già preda delle sostanze con gli strascichi sociali e spesso giudiziari che questo comporta – ha commentato Simone Feder, coordinatore area giovani e dipendenze, responsabile comunità specialistica per giovanissimi polidipendenti e centro diurno pedagogico per senza fissa dimora della Casa del giovane –. E insieme a questi crescono disagi come disturbi dell’alimentazione e cutting, disfunzionali e pericolose scorciatoie in cui i ragazzi cercano di incanalare la loro sofferenza. Aumentano i giovani problematici con disturbi della personalità, carica di ostilità, rabbia, situazioni difficili da arginare (e spesso diagnosticare) che li attanagliano, appiccicando sulla loro schiena etichette che rischiano di restare incollate per tutta la vita".
Di fronte a queste problematiche, secondo Feder sarebbe più utile "staccarci dalla mentalità che si focalizza solo su ciò che non va, invece di iniziare a promuovere il positivo". Di questo si è parlato in una riunione del Coordinamento antidipendenze e disagio minorile voluto dal Comune, del quale, oltre agli assessorati all’Istruzione e ai Servizi sociali, fanno parte rappresentanti di diverse istituzioni. "L’obiettivo ispiratore del Cad – ha sottolineato l’assessore ai Servizi sociali Anna Zucconi – è stato creare un Coordinamento che consentisse di unire esperienze e competenze per conoscere e studiare le varie manifestazioni di dipendenza e superarle".
"Non possiamo attendere i giovani nei nostri centri di ascolto o comunità – ha aggiunto Feder –, dobbiamo andare a prenderli, prima che sia troppo tardi. I nostri servizi di risposta non rispondono più a un bisogno attuale, devono essere rivisti. Dobbiamo pensare servizi in cui gli operatori siano sulla strada e cerchino di agganciare con la forza dirompente dell’accoglienza e dell’ascolto. Questi sono gli strumenti primari e necessari per rispondere al grido di aiuto nascosto in questa continua ricerca di spegnersi buttando giù ogni tipo di sostanza".