Coopera fallita. Patteggiamenti e riti abbreviati

Sei indagati nel caso del fallimento della cooperativa sociale Coopera a Pavia hanno proposto patteggiamenti e riti abbreviati. Accuse di distrazione di fondi e gestione irregolare. Sentenza attesa il 2 luglio.

Due patteggiamenti e quattro riti abbreviati condizionati ad alcune testimonianze: sono le richieste avanzate alla Gip Daniela Garlaschelli da parte dei sei indagati nell’ambito del fallimento della onlus cooperativa sociale Coopera. La cooperativa pavese è fallita nel 2019, gestiva un poliambulatorio che si trovava in un palazzo dove, alla fine dell’Ottocento, aveva avuto la sua sede l’officina del padre del premio Nobel Albert Einstein. Inoltre aveva collaboratori in altre strutture in Lombardia.

L’inchiesta della Procura era sorta dopo alcuni controlli svolti sul patrimonio, verifiche che erano state effettuate dal curatore fallimentare. Nel corso di tali approfondimenti sarebbero emerse, secondo le accuse, alcune anomalie nella contabilità. Per l’accusa, responsabilità sarebbero da imputare a vario titolo a chi aveva ricoperto nel corso del tempo incarichi apicali nella onlus. Sarebbe contestata la presunta distrazione di circa tre milioni di euro, attraverso diverse azioni. Tra queste, spese che per l’accusa sarebbero state personali o comunque estranee all’attività per diverse decine di migliaia di euro, alcune effettuate tramite la carta di credito aziendale. Inoltre, agli ex amministratori è contestato di aver proseguito l’attività nonostante nel 2016, secondo l’accusa, fosse intervenuta una causa di scioglimento prevista dalla legge, che sarebbe stata dissimulata, e per le accuse avrebbero anche non versato i contributi.

Due ex amministratori ieri hanno chiesto di patteggiare due anni di reclusione: su questa richiesta, così come su quella di rito abbreviato avanzata dagli altri quattro coinvolti, la giudice si esprimerà nell’udienza fissata al 2 luglio, data in cui potrebbe essere emessa la sentenza.

N.P.