
La secca del fiume e i rami impigliati sotto il ponte
Bereguardo (Pavia), 5 gennaio 2020 - Si è trasformato nelle montagne russe il ponte barche di Bereguardo. Con l’ultima piena del Ticino sono caduti interi alberi che si sono infilati sotto le chiatte creando un saliscendi per le auto e le biciclette che continuano a percorrere l’attraversamento. "Quando le barche sono immerse nell’acqua - spiega il portavoce del Comitato Ticino 2000 Carlo Maiocchi - si viaggia. Quando il fiume si ritira, però, è come andare sulle montagne russe". L’impressionante situazione è stata fotografata da diversi pavesi dispiaciuti per quello che sta accadendo allo storico collegamento tra Vigevano e Pavia.
"Martedì mattina la Provincia dovrebbe intervenire - aggiunge Maiocchi - per lavorare sotto le chiatte dove si devono togliere i tronchi e sopra per sistemare l’impalcato danneggiato". Nel frattempo si attende di conoscere l’esisto della gara bandita dall’amministrazione provinciale per effettuare la deviazione del corso del fiume e far tornare il ponte a galleggiare. Il 13 gennaio si apriranno le buste e si conosceranno le offerte presentate dalle ditte che hanno partecipato e intendono realizzare un intervento idraulico di 850mila euro, primo lotto di una più complessa opera che comporterà una spesa di quasi 2 milioni e mezzo di euro.
Aspettiamo questi lavori da tre anni - sottolinea il portavoce del Comitato Ticino 2000 -, da quando l’ex presidente della Regione, Roberto Maroni, è venuto a vedere personalmente in quali condizioni si trovava il ponte. Da quel momento i vari enti hanno dovuto dire la loro e siamo arrivati fino a questo punto. Ora speriamo che i lavori finalmente si facciano in modo da riattivare un vecchio ramo del Ticino, contenere l’erosione delle rive e limitare l’afflusso di ghiaia a ridosso del ponte. Se tutto andrà bene i lavori dovrebbero cominciare a febbraio".
Il progetto complessivo per rimettere in sicurezza il ponte ammonta a circa 2,5 milioni e vede collaborare Regione, Provincia, Aipo, Parco del Ticino. Inizialmente la Provincia aveva stanziato 50mila euro come il Parco; a questi fondi si sono aggiunti altri 400mila euro arrivati dalla Regione, 100mila dall’Agenzia interregionale per il Po che ne ha aggiunto altri 250mila. Tutto questo per riuscire a deviare il Ticino dalla sponda destra a quella sinistra, spostando circa 50mila metri cubi di ghiaia.
Intanto la Provincia ha già cominciato la ristrutturazione del magazzino dei cantonieri che in primavera potrà ospitare la protezione civile in una postazione fissa e, nei fine settimana estivi, un’ambulanza pronta a entrare in azione in caso di emergenze. "Con l’arrivo della bella stagione - anticipa Maiocchi - dovremmo avere un ponte messo in sicurezza e una zona valorizzata. Il ponte di barche è una struttura da proteggere.
Fino al 2000 c’erano due squadre di cantonieri a occuparsi del ponte e, in alcuni casi anche tre squadre. Speriamo ne ripristino almeno una a controllare il ponte che segue l’andamento delle acque del Ticino". In realtà il compito di monitorare lo stato di salute del ponte di barche se l’è preso il Comitato che con Maiocchi “punzecchia” sistematicamente gli amministratori e li invita a prendersi cura dell’attraversamento. "Talvolta mi viene voglia di lasciar andare e di non battagliare - conclude Maiocchi -, poi salgo sul ponte e scatta qualcosa di magico. Non so se io abbia adottato questo attraversamento o il ponte abbia adottato me, ma continuo a lottare per preservarlo. È uno dei pochi ponti di barche rimasti, dobbiamo mantenerlo in un buono stato". © RIPRODUZIONE RISERVATA