
Il funambolico attacante portoghese Dany Mota Carvalho (foto Buzzi)
Monza - Non c’è appuntamento importante della vita che si rispetti senza una valutazione finale. Abbiamo provato allora a immaginare delle pagelle, in maniera ironica e affettuosa dopo il traguardo del Monza in serie A.
Berlusconi 10: che potesse appassionarsi davvero a una squadra minuscola rispetto alle platee cui era abituato pareva impossibile quando è arrivato in città. E invece. Invece scuce quattrini (oltre 9 milioni di euro solo per sistemare lo stadio perché fosse pronto per la serie A), viene a quasi tutte le partite in casa, qualcuna anche in trasferta, sa settimana scorsa, prima della finale playoff, va due volte a Monzello per "motivare i ragazzi". Durante la finale viene sorpreso con gli occhi chiusi di chi sonnecchia, ma in fondo ha 85 anni. E sceso negli spogliatoi è l’anima della festa con i giocatori. "Ora vinciamo lo scudetto e andiamo in Champions" promette. “God save the king”.
Adriano Galliani 11: ha convinto il Silvio a ballare l’ultimo valzer con la sua vera squadra del cuore. Ne valeva la pena. Sempre presente, quando per il Covid se l’è vista davvero brutta un anno fa e si è dovuto assentare per un po’, il Monza di Brocchi (oddio) ci ha di fatto rimesso la stagione. Quest’anno no: vero, ogni tanto spariva dalla tribuna ma, parole del Giuanin Stroppa, "faceva il giro dei Santuari". Ah, ecco.
Giovanni Stroppa 9: con quell’aria un po’ così, in lotta perenne con un aspetto un po’ stazzonato, vietatissimo in orbita Fininvest, costruisce una squadra che gioca a calcio o almeno ci prova sempre. Si va preferibilmente in verticale, fa fare gol ai suoi attaccanti, inventa soluzioni tattiche, cambia i ruoli quando serve, azzecca i cambi con regolarità quasi disarmante. Vince un mucchio di partite in rimonta e questo non è fortuna: è avere carattere. E quando il suo Monza gioca male o perde peggio (è successo, è successo) non cerca alibi o giustificazioni: lo ammette e riparte. Questa è classe. Chapeau.
Michele Di Gregorio 8: se non hai il portiere, vai poco lontano. E lui si porta in saccoccia una decina di punti tutti suoi. Fa un solo svarione “sanguinoso”, col Frosinone, ma la colpa a nostro avviso era stata soprattutto di uno sciagurato retropassaggio. Poi, c’è sempre.
Carlos Augusto 7.5: forte, veloce, tecnico. Intelligente. Costretto a inventarsi per mesi nel ruolo di difensore centrale, fatica ma porta la croce. Restituito fortunatamente alla sua fascia sul finale, torna arrembante.
José Machin 7,5 : dalla Guinea Equatoriale, ci si chiedeva cosa lo avessimo preso a fare. Uno dei capolavori di Stroppa, che inizia a rivoltarlo come un calzino sin dalla prima amichevole agostana contro la Giana Gorgonzola. Geniale nei tocchi, grintoso in copertura, tiro micidiale. Decisivo
Christian Gytkjaer 8,5 : "è un paracarro, non vede la porta". Il danese invece si dimostra uno dei più seri del gruppo (secondo noi quando fu trascinato al casinò di Lugano da Boateng e soci non se ne era neanche reso conto), si impegna sempre al massimo, dà respiro a tutto l’attacco. E fa anche gol: 3 solo nelle finali col Pisa, e scusate se è poco. Vederlo col casco da vichingo sul pullman che attraversa la città per la festa finale è pura goduria.
Dany Mota Carvalho 8: a volte vorresti affettuosamente prenderlo a schiaffi, con quella espressione sempre irridente un po’ alla Tom Cruise-Maverick e un po’ alla Fernandel-Don Camillo. Poi però le giocate più belle son quasi sempre le sue. E forse (forse) il portoghese sta imparando a fare meno il “veneziano” e a giocare coi compagni.
Luca Marrone 7: doveva essere il difensore migliore, acquistato in extremis su espresso desiderio di Stroppa, e invece a larghi tratti aveva deluso, finendo ai margini del progetto. Poi, si riprende quando più è necessario e segna pure il gol decisivo nella finalissima. Ma la cosa più stupefacente è che rientrato alle 6 del mattino in aereo con la squadra in festa, alle 8 è stato visto puntualmente all’asilo ad accompagnare la figlioletta, vestita con la divisa del Monza, e a firmare autografi. Stima assoluta.
Gli ultras 8: brutti, sporchi e cattivi. Però ci sono sempre. Anche se oggi non devono più comprare i panini ai giocatori e le trasferte arrivano a Lecce invece che a Scanzorosciate.
I tifosi dei club 8: quelli che le hanno viste tutte, coi capelli bianchi, che speravano in un giorno così... prima che fosse troppo tardi. Ed erano pure andati a Perugia tornando per l’ennesima volta con le pive nel sacco. Questa A è soprattutto per loro.