Vimercate, il colosso del cartone sulle ceneri dell’ex Ibm

La tedesca Progroup Ag si candida a entrare nel sito simbolo. In commissione l’operazione urbanistica sull’area abbandonata da anni

Erano più di tremila gli addetti dell’hi-tech

Erano più di tremila gli addetti dell’hi-tech

Vimercate (Monza Brianza) - Il sogno infranto del polo tecnologico lascia il posto a un progetto che potrebbe riaprire la partita dell’industrializzazione dell’ex Ibm, a Vimercate. Il sito croce e delizia affacciato sulla Tangenziale Est, simbolo del benessere che la società americana si portò in dote a fine anni Sessanta, potrebbe cambiare completamente pelle e ospitare, presto, il colosso tedesco del cartone ondulato, Progroup Ag, fra i più importanti produttori europei del settore. Domani l’operazione urbanistica verrà esaminata dalla commissione Territorio del Comune prima di sbarcare in aula. Nasce tutto dal passaggio di proprietà dell’area da Unicredit a Vitali spa. Altro gigante, ma delle costruzioni, che punta sul progetto di rigenerazione urbana.

Le criticità non mancherebbero per Mariasole Mascia, capogruppo di Azione, all’opposizione: "Bisogna capire le reali ricadute occupazionali e chiarire l’impatto paesaggistico dell’insediamento, c’è anche una torre alta 40 metri che cambierebbe per sempre lo skyline della città: vogliamo vederci chiaro". E non è la sola. Anche Gigi Redaelli, ex segretario della Fim Cisl Brianza che ancora oggi assiste i lavoratori incastrati dal crac Bartolini nella causa per bancarotta fraudolenta aperta al Tribunale di Monza - la prima storica sentenza di condanna è arrivata a dicembre - ci va coi piedi di piombo: "Innanzitutto vediamo se l’ipotesi si concretizza sul serio, poi capiamo quanti posti assorbirà senza dimenticare che qui fino a 15 anni fa c’era una città nella città: tremila addetti dell’hi-tech cancellata dal passaggio di mano Ibm-Celestica-Bartolini-Bames-Sem e dall’immobilismo delle istituzioni, con i lavoratori precipitati dall’aristocrazia operaia al precariato. Perché sì – ricorda il vecchio sindacalista – tavoli e dibattiti ce n’erano tanti, ma nessuno volle imporre il rispetto dell’accordo di programma sul rilancio che avrebbe cambiato le sorti del polo. Neppure il ministero". "Così oggi – aggiunge Redaelli – dovremo accontentarci di qualcosa piuttosto che niente. Ma le potenzialità per scrivere un altro pezzo importante di storia dell’industria italiana dopo il lungo capitolo dell’informatica c’erano tutte". Una gloria che sarà cancellata anche fisicamente: prima di tutto Vitali abbatterà i vecchi uffici sepolti da una selva di erbacce.