BARBARA CALDEROLA
Economia

Sciopero alla Peg Perego: “No ai 90 licenziamenti”

Arcore, i sindacati proclamano la mobilitazione per giovedì mattina. Il 30 settembre scadrà definitivamente la dote di ammortizzatori sociali

Crisi alla Peg Perego: il fatturato cala e il tempo per risolvere la crisi si assottiglia

Crisi alla Peg Perego: il fatturato cala e il tempo per risolvere la crisi si assottiglia

Arcore (Monza e Brianza) – Sciopero contro i 90 licenziamenti, un colpo al cuore per Peg Perego, il colosso delle carrozzine svuotato della feroce concorrenza cinese aggravata dai dazi americani che hanno inflitto un altro colpo ad affari che navigano già in acque agitate: -15% nei primi mesi del 2025. Scenario difficile e ora i sindacati protestano contro “scelte aziendali sbagliate” e il fatto che a pagarne il prezzo rischiano di essere i lavoratori, 236 in tutto. Con un’altra spada di Damocle che incombe sulla loro testa: il 30 settembre scadrà definitivamente la dote di ammortizzatori sociali.

La protesta è fissata per giovedì con presidio in mattinata ai cancelli nella storica sede di via De Gasperi. I metalmeccanici tornano a chiedere aiuto alle istituzioni, durante un primo incontro in Regione nei mesi scorsi avevano caldeggiato un piano industriale sostenuto da investimenti pubblici e ora ribadiscono la proposta, “a supporto del Made in Italy per l’innovazione di processo e di prodotto da sviluppare nello stabilimento brianzolo, la sola ricetta per difendere l’occupazione - dice Gloriana Fontana della Fim-Cis -. La procedura non è ancora aperta e abbiamo fissato un incontro con la direzione ai primi di luglio. È un momento delicato”. Intanto, il fatturato si abbassa e il tempo per risolvere la crisi si assottiglia. Fra l’incudine e il martello, gli operai che sperano in un futuro per il marchio fondato in città nel 1940 da Giuseppe Perego, ex disegnatore delle acciaierie Falck.

Ha creato un gigante che in pochi anni è diventato uno dei testimoni più importanti dello stile italiano nel mondo anche grazie a una forte spinta all’innovazione. Fu la prima impresa del Paese a utilizzare il tessuto gommato al posto della lamiera e dei vimini allora in uso per fare viaggiare i bambini. L’espansione seguì da vicino quella di una società giovane che, uscita dalla guerra sulla spinta di un benessere più diffuso, riprese a fare figli con fiducia nell’avvenire. Il picco delle nascite fra il 1962 e il 1965, prima che i precoci venti di una crisi economica mai finita del tutto cominciassero a spirare, fece da volano alle vendite. Oggi, il quadro è l’opposto: inverno demografico, concorrenza senza esclusione di colpi e barriere doganali.