
La serra di fiori digitali
Monza – “Vista la situazione di crisi climatica, cosa succederà tra 200 anni?”. Così, dopo aver ’’coltivato’ l’idea per un anno, Matteo Mandelli - l’artista che con un flessibile da taglio incide gli strati superficiali dello schermo svelando la luce a Led al suo interno - ha deciso di piantare delle televisioni in giardino, facendo passare sullo schermo dei fiori virtuali. Così è nata “Fioriture sintetiche“: “Vasi tradizionali che accolgono schermi digitali animati da una flora virtuale – racconta Mandelli –. Un progetto nato con Luca Baldocchi, artista cremonese digitale al 100%, che ridefinisce i confini tra natura e tecnologia. Siamo partiti da foto mie di fiori veri, poi rielaborati, geneticamente modificati con l’intelligenza artificiale, per farli diventare delle specie uniche”. L’obiettivo di Matteo è di “proporre una meditazione profonda sulla fragilità dell’ecosistema e sul ruolo trasformativo dell’arte. Il processo creativo trasforma la natura effimera del fiore in un simbolo eterno, evocando il complesso rapporto tra uomo e natura”.
La digitalizzazione dei fiori reali diventa “un tentativo di preservare ciò che è sull’orlo della scomparsa. È un atto di testimonianza, ma anche un’espressione di speranza – sottolinea l’artista –. La tecnologia, spesso considerata antagonista della natura, qui si rivela un medium di conservazione e memoria, capace di restituire una nuova dimensione di esistenza a ciò che è destinato a dissolversi”. L’installazione è una serra di 12 metri quadrati, con all’interno 25 fiori. Vasi che potranno essere acquistati e ogni collezionista avrà anche l’opportunità di entrare in un apposito canale digitale dove acquistare fiori sempre nuovi. Allo stesso tempo, chi acquisterà un fiore digitale, comprerà anche una piantina vera che sarà piantata in Sardegna per sostenere la riforestazione. Una iniziativa che raccoglie lo spunto di un altro progetto che Mandelli ha realizzato in Indonesia, nell’isola di Lombok.
“L’installazione ’From The Sea to the Market’ è il primo ristorante di plastica al mondo – racconta Mandelli –. Si tratta di una collezione di 200 pezzi dipinti a mano su sacchi per la raccolta dei rifiuti dalle spiagge indonesiane, che riflettono i 200 chili di plastica che ho raccolto. Parte del ricavato sarà devoluto a organizzazioni (Lombok Plastic Free) dedicate alla pulizia di Lombok”. Ma “sto già pensando di replicarlo anche in Italia, sempre con un taglio a fin di bene – anticipa –. Vorrei organizzare una cena vera con chef, ma anche una cena con piatti di rifiuti di plastica”. Nel frattempo, però, “sto lavorando a un nuovo progetto, il ’Cyber carpet’: un tappeto persiano in cui sono inseriti circuiti elettronici che poi diventa un arazzo”. Lo svelerà in primavera a Dubai. Poi sarà a Londra e Napoli con le sue ’Fioriture sintetiche’, prima di provare a ’piantare’ i vasi anche a Desenzano e Monza.
La ’sua’ Monza. Lui, cresciuto a Bernareggio in una famiglia di imprenditori, ma artista autodidatta: “Ho capito che l’arte era la mia strada”. All’inizio dipingeva sugli specchi perché davano la possibilità all’osservatore di “entrare nell’opera e di viverla da dentro”. Col tempo Matteo Mandelli è diventato YOU, performer pionieristico all’incrocio tra arte analogica e fisica in una dimensione cosiddetta “Phygital“. Ispirato dall’estetica degli anni Ottanta e dai temi spazialisti, le sue performance con il flessibile al posto del pennello che ’dipinge’ gli schermi di tv e computer. “Sempre schermi riciclati, per ridare vita a qualcosa che, magari, sarebbe stata buttata e avrebbe inquinato”.