
Il segretario generale dell'Unione Artigiani, Marco Accornero
Monza - Con la zona rossa il lavoro diventa nero. Con anche il rischio che proprio le misure anticontagio più rigide portino, oltre che un grave problema di sostenibilità per chi svolge lavori a contatto con le persone, l’effetto contrario per la diffusione del virus. L’allarme di come il sistema delle chiusure forzate, se non sono adeguatamente sostenute e compensate da aiuti e sgravi, induca molte attività ad accordarsi con i clienti per incontri a saracinesche abbassate e prestazioni in nero, è l’Unione artigiani di Milano, Monza e Brianza che quantifica in almeno 3 milioni al giorno le perdite di chi svolge attività individuali a diretto contatto con la gente.
Dopo un anno di emergenza, sono in ginocchio parrucchieri, estetisti, barbieri, massaggiatori, manicure, tatuatori, piercer e anche toelettatori di animali, categoria che conta tra i 55 Comuni targati Mb almeno 1.200 attività. «Tutti i servizi alla persona costretti alla chiusura – commenta Marco Accornero, segretario generale dell’Unione artigiani – si sentono beffati e abbandonati. Una situazione che fa esplodere il lavoro nero a domicilio, moltiplicando i rischi di contagio". L’associazione di categoria parla di malcontento e rabbia da parte delle imprese del settore dei servizi alla persona che vedono "volare via 3 milioni al giorno. I nostri imprenditori hanno investito i pochi guadagni del 2020 per adeguarsi ai protocolli di sicurezza applicandoli con grande senso di responsabilità. I dati Inail confermano che queste attività non sono mai diventate focolai di contagio".
E l’effetto, per molti che non si rassegnano al fallimento e cercano di racimolare il minimo indispensabile, è di lavorare in nero. "Queste nuove chiusure stanno facendo esplodere il lavoro nero a domicilio – conferma Accornero – ancora più pericoloso perché, per definizione, illegittimo e fuori controllo. Paradossalmente, il provvedimento del Governo aumenta il rischio di contagio che le imprese riuscivano a prevenire. C’è l’assoluta necessità di ricevere ristori adeguati e veloci, e di un piano vaccinale certo".