BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Vimercate, odissea di due giorni e mezzo in Pronto soccorso

Un cinquantenne malato di tumore con una broncopolmonite e rimasto in corridoio perché il posto in reparto non c’era

Il Pronto soccorso dell'ospedale di Vimercate

Vimercate (Monza Brianza) 8 gennaio 2020 -  Due giorni e mezzo in pronto soccorso in attesa di un letto in reparto. Senza mangiare e senza bere, non fosse stato per i parenti che l’hanno rifocillato. È l’odissea di Mario, nome di fantasia, cinquantenne di Vimercate con un tumore che si presenta al triage per quella che sembra un’influenza domenica alle 20, ma è una broncopolmonite.

Arriverà in corsia solo martedì pomeriggio. Codice verde iniziale, sostituito dopo gli accertamenti dal giallo, e la decisione di ricoverarlo. Solo che il posto non c’è e lui viene messo in corridoio in attesa che qualcun altro venga rimandato a casa. Una notte , due, finché perde la pazienza. È su un barella volante, non sta bene. Storie di ordinaria amministrazione a Vimercate che raggiungono livelli esasperanti in giornate con affluenza record e il 5 e il 6 gennaio sono stati picchi, con 210 accessi rispettivamente, quasi 9 persone all’ora. Un inferno per il personale che ha ha fatto di tutto per fare fronte all’afflusso record. I malati inferociti salvano medici e infermieri "fanno l’impossibile, non si può farli lavorare in quelle condizioni" e puntano l’indice sui piani alti. "Devono rimediare al più presto, c’è un evidente problema organizzativo: qui non sei un paziente, se un ostaggio - dice Mario -. Il pronto soccorso non fornisce pasti o bevande. Se sei solo è un dramma e i single sono in aumento". Nel suo caso i familiari hanno provveduto "ma non è giusto". L’Emergenza è la spina nel fianco del polo sanitario pubblico che investe in intelligenza artificiale distinguendosi nel panorama nazionale, ma non riesce a sciogliere il nodo delle urgenze. "Il problema è complesso – spiega la direzione – neppure reparti più capienti sarebbero risolutivi". Gli arrivi in Pronto soccorso sono 75mila l’anno, le degenze 550, i ricoveri 17mila in città (ma salgono a 28mila nell’Asst). "La difficoltà è prevedere le fluttuazioni".

Dodici letti in più aperti fino al 23 febbraio per fare fronte all’influenza e alle fratture in aumento di inverno si sono rivelati insufficienti nei due giorni neri che hanno chiuso la pausa natalizia. "In situazioni eccezionali non basta". La cura deve intervenire su più fronti: appropriatezza in primis, "ancora in troppi si presentano senza averne reale bisogno" e sulle dimissioni che devono essere velocizzate. "Ma non per buttare fuori in fretta chi non è in grado di andarsene - precisa l’Azienda ospedaliera -. Proprio in queste ore stiamo stringendo accordi con strutture intermedie che si occupino degli ex degenti non così gravi da rimanere in ospedale, ma non così autonomi da tornare a casa".