Monza, la Villa Reale come Venaria: pronta la Fondazione

Il sindaco Pilotto, presidente del Consorzio: personale per aumentare da due a tre i giorni l’apertura e proposta culturale di qualità

La Villa Reale di Monza

La Villa Reale di Monza

Una Fondazione da affiancare al Consorzio di gestione sul modello di Venaria Reale a Torino. Rinforzi di personale. Aumentare il prima possibile da due a tre i giorni di apertura al pubblico. Lavorare su un programma culturale di qualità. Ragionare sulle concessioni anche a lungo termine. Nell’agenda di Paolo Pilotto sulla Villa Reale non sono appuntate soltanto le scadenze e le prospettive legate al Masterplan ancora in fase di elaborazione, ma anche una serie di idee e proposte in grado di garantire, fin da subito, "una progressiva crescita". Sindaco di Monza e presidente del Consorzio Villa Reale e Parco premette che "non disconosco nulla delle fatiche dei miei predecessori, c’è un itinerario avviato, ma dobbiamo fare un passo dopo l’altro in uno scenario in cui conta meno l’iniziativa eclatante". La Villa Reale ha bisogno di continuità. Nella consapevolezza che "i 55 milioni messi dalla Regione per realizzare il Masterplan sono importanti, ma non ci permetteranno di mettere a posto l’intero patrimonio Parco e Villa". I 7 milioni di metri quadrati sono circondati da 14 chilometri di mura di cinta e all’interno custodiscono 110mila alberi ad alto fusto, la Villa Reale e 28 edifici storici tra cui 13 cascine e 3 mulini. I primi 23 milioni di euro sono già stati tematizzati: si va dai 75mila euro per sistemare il laghetto dei giardini reali ai 160mila per il Tempietto, dagli 350mila per la cura degli alberi monumentali agli 850mila per la riqualificazione dei filari e viali alberati fino ai 3 milioni di euro per la rimozione dell’amianto dalle cascine. "Si tratta di interventi per proteggere il patrimonio arboreo e immobiliare, ma ci sono altri 32 milioni di euro che serviranno per attuare le indicazioni fornite dal Masterplan".

Presidente, avete già indicazioni sulle aree di intervento?

"Si parla della sistemazione dell’ala nord della Villa, ma evidentemente sarebbero interventi parziali. L’attenzione è rivolta anche al reticolo viario e alle diverse porte di ingresso del Parco così come al Serrone. E poi non dobbiamo dimenticarci beni che godono di contributi aggiuntivi. Penso innanzitutto alla piscina del Parco (che è all’interno della concessione dell’autodromo, ndr) per la cui riqualificazione e riapertura sono stati già previsti 2 milioni di euro extra, ma anche all’ex scuola Borsa, tratteggiata in parte nel Masterplan, ma che ha fondi vincolati a parte".

In queste ultime settimane, con la campagna della delegazione monzese del Fai, è tornato d’attualità il tema del destino di Villa Mirabellino: a che punto è la situazione?

"C’è ancora la prospettiva di cessione dal Demanio al Consorzio, ma credo che il vero tema sia il dopo. Per il Mirabellino così come per tutto il resto del patrimonio".

I milioni a disposizione sono denaro a investimento?

"Esattamente. Immaginiamo pure di sistemare il Mirabello, il Mirabellino e anche l’ala nord della Villa: dal giorno dopo come li facciamo vivere? Non possiamo rimetterli a posto e poi lasciarli vuoti e abbandonarli a un inesorabile ritorno al degrado. Il tema forte è proprio il governo quotidiano".

Ma con quali risorse? Oggi il Consorzio fa fatica a garantire l’apertura della Villa Reale due giorni alla settimana…

"Adesso che il Consiglio di gestione è al completo con la nomina del rappresentante del Comune di Milano, possiamo prendere decisioni importanti. A cominciare da una micro campagna di assunzioni. Oggi il Consorzio ha soltanto 15 dipendenti. Serve un aiuto che ci permetterebbe di arrivare a 3 giorni di apertura, anche se l’obiettivo nei 5 anni di mandato è 6 giorni. E 3 giorni non sono una banalità perché consentirebbero alla Villa di rientrare in un elenco di musei a cui il Ministero garantisce un trattamento migliore in termini anche di finanziamenti".

La potenzialità della Villa c’è: i numeri confermano che quando c’è l’offerta, il pubblico risponde.

"Tra metà 2021 e metà 2022 la reggia ha registrato 120mila visitatori. Questo conferma che dobbiamo proseguire sulla strada di aumentare i giorni di apertura riempiendoli con una proposta culturale di qualità. Insieme con il direttore del Consorzio (Giuseppe Distefano, ndr) vorremo garantire tre mostre all’anno all’Orangerie e al Belvedere. Anche in contemporanea. E c’è anche l’ipotesi di allestire mostre al primo Piano Nobile". La Villa è spesso stata paragonata a Venaria Reale: cosa è possibile replicare di quel modello? "Sicuramente dobbiamo affiancare al Consorzio una fondazione, creando una relazione forte. Le fondazioni hanno una maggiore flessibilità rispetto a un ente pubblico. Potremmo partire proprio dalle fondazioni bancarie, presentando loro un progetto serio per la Villa e il Parco".

Un piano che prevede anche il coinvolgimento dei privati?

"Il pubblico, da solo, non può farcela. Prendiamo ad esempio le concessioni presenti nel Parco. Il Creda (Centro ricerca educazione documentazione ambientale) gestisce la cascina Mulini Asciutti, la Scuola agraria è a cascina Frutteto. Ecco, credo che le concessioni debbano prevedere una durata compatibile con un ritorno dell’investimento. Anche così possiamo puntare ad avere un Parco ben frequentato e ben utilizzato".

Tra i vari beni abbandonati c’è anche l’ex centro Rai: cosa può diventare?

"Per quella costruzione dobbiamo trovare un contenuto di qualità permanente. Lì vedrei bene una sede universitaria o qualcosa che ha a che fare con il design".