Restauro e declino: la Villa Reale di Monza cerca il suo futuro

A fine ottobre la decisione sulla liquidazione al privato

Un flash mob di protesta dei lavoratori della Villa Reale

Un flash mob di protesta dei lavoratori della Villa Reale

Monza, 27 settembre 2020 - L’abbandono , la rinascita e oggi il rischio di un nuovo declino. Dopo soltanto sei anni dal restauro che avrebbe dovuto riportare la Villa Reale di Monza agli antichi splendori. A quella nobiltà perduta in decenni di disinteresse e di saccheggi che hanno svuotato la reggia anche di quei 13mila pezzi che nel 1921, quando fu consegnata ai Comuni di Monza e di Milano, arredavano le stanze. Un declino iniziato comunque già prima, con gli oggetti più cari a Umberto I e Margherita trasferiti al Quirinale per volontà dei Savoia stessi, fuggiti per sempre da Monza dopo il regicidio del 29 luglio 1900. È dovuto passare più di un secolo per rivedere risplendere la reggia del Piermarini, con un cantiere da 24 milioni: 19 della Regione, il resto del privato in cambio della gestione ventennale.

Poi, però , il matrimonio tra il Consorzio di gestione del Parco e della Villa e il privato, ovvero la società Nuova Villa Reale guidata da Attilio Navarra, ha iniziato a mostrare i primi segni di usura. Tre anni appena di convivenza dalla riapertura al pubblico dopo il restauro che ha interessato 40 stanze divise tra il primo piano nobile, il secondo nobile e il pianterreno oltre al Belvedere, e il privato ha chiesto la revisione del piano economico-finanziario della concessione del corpo centrale della Villa alla luce dei bilanci costantemente in perdita: quasi un milione e mezzo di euro all’anno. Colpa, a suo dire, della mancata realizzazione del progetto di riqualificazione delle altre ali della Villa Reale oltre il primo lotto che ha riguardato il corpo centrale affidato appunto al privato. Non è mai decollato il rilancio.

Tanto che due grandi imprenditori della ristorazione sono scappati perché i clienti trovavano sulle proprie auto multe salate non essendoci un parcheggio dedicato. E pure la Triennale è fuggita dal Belvedere. Per questo il privato ha chiesto di andarsene via, chiedendo però al Consorzio 8 milioni e 307mila euro tra penali, recupero dell’investimento e copertura dei costi "che si stima da sostenere in conseguenza dello scioglimento anticipato". Eppure nel 2019 sono arrivati 138mila visitatori, il 36% in più rispetto al 2018. L’emergenza Covid ha contribuito a cambiare lo scenario. E, in attesa che la Corte dei Conti decida (entro la fine di ottobre) se il Consorzio è autorizzato a liquidare il privato con un accordo da ‘soli’ 4 milioni, la Villa resta mezza chiusa.