Cogliate (Monza e Brianza) – La “villa dei lupi“ è stata venduta all’asta dal Tribunale e i “lupi“ che giravano liberamente dentro il grande giardino sono finiti in carico al Comune di Cogliate. La vicenda, paradossale, è stata sollevata dal sindaco, Andrea Basilico, che qualche settimana fa si è visto recapitare in Municipio un conto da saldare per il mantenimento di 4 lupi - esemplari inglesi nati dall’incrocio con un cane - ospitati dalla struttura convenzionata con Ats. Questi animali fanno parte dell’operazione di recupero effettuata a ottobre nell’immobile privato storico di via Piave, denominato Villa Luigia.
Si tratta di una dimora particolare, simile a un piccolo castello, che risale alla fine del Settecento e dalla storia piuttosto ingarbugliata e sul quale vertevano diverse cause per assegnarne in maniera definitiva la proprietà. Si narra che venne edificata da un cavaliere dell’Isola di Wight, come ricorderebbero la scritta sulla facciata e la targa all’ingresso.
Negli ultimi anni è stata utilizzata come sede di eventi privati e mostre artistiche di grande livello, alcune curate da Giorgio Gregorio Grasso e con ospiti illustri. Poi sono arrivate l’ordinanza di liberazione provvisoriamente esecutiva e l’asta che ha assegnato l’immobile a un nuovo proprietario. Di qui la necessità di liberare l’immobile, anche dai 6 lupi che vivevano nell’area di bosco recintata di circa 2.000 metri che circonda la villa.
"Uno di questi cani lupo è stato preso in carico dal nuovo proprietario, gli altri 5 sono stati condotti al canile veterinario (4 a spese del Comune e uno in sorveglianza sanitaria in carico ad Ats, ndr )", dice Antonio Lo Furno, amministratore di Immobiliare Levante, titolare di un contratto di affitto fino al 2046 e che per questo ha presentato ricorso contro la liberazione. "Gli animali sono intestati a una società inglese che non c’è più e per questo sono finiti in carico al Comune", prosegue Lo Furno, sottolineando che "qualora venisse accolto il ricorso, i lupi rientrerebbero nella villa". Il sindaco Basilico si dice basito: "Chiederò chiarimenti anche ad Ats – chiarisce –. Un conto è il recupero di cani randagi, raccolti in strada e senza microchip, ma in questo caso si tratta di animali recuperati all’interno di una proprietà privata. Non mi pare corretto che debba pagare l’intera comunità".