
Crippa Era il 1898 e una donna importante, intelligente e curiosa, ebbe un’idea. Aveva letto su una rivista che qualcuno in...
Crippa
Era il 1898 e una donna importante, intelligente e curiosa, ebbe un’idea. Aveva letto su una rivista che qualcuno in Europa aveva inventato uno strano trabiccolo con le ruote che la affascinava molto: era l’antenata della bicicletta. C’era un solo problema, si trattava ancora di un oggetto un po’ scomodo, soprattutto per una donna, specie per via ad esempio dei lunghi gonnelloni.
E allora lei, la regina Margherita di Savoia, convocò alla Villa Reale di Monza un ragazzo che era un piccolo genio della meccanica – Edoardo Bianchi – e si stava occupando proprio di quegli strani trabiccoli. Tempo poche settimane ed Edoardo Bianchi inventò la prima bicicletta da donna. Con tanto di livrea e colori regali. Fu un successo strepitoso, Bianchi diventò il fornitore ufficiale di Casa Savoia e principesse, marchesine e contesse di mezza Europa ne chiesero una uguale. La scorsa settimana qualcun altro, dotato di non meno coraggio e voglia di indipendenza e autonomia, ha fatto qualcosa che, a distanza di oltre un secolo, ricorda quella spinta pionieristica. Sono le donne, fra i 25 e i 40 anni per lo più, ma c’è anche una di più di 50 e con quattro figli a carico, che hanno a deciso di lanciarsi in un progetto rivoluzionario pensato da associazioni come Arcodonna, che si occupa proprio di emancipazione femminile, e della stessa comunità islamica di Monza.
Le donne in un questione - una dozzina - sono tutte accomunate da due aspetti, anzi tre. Sono musulmane, nei Paesi di origine non avevano mai avuto opportunità di imparare a salire su una bicicletta e hanno molto coraggio. Mariti e figli le hanno appoggiate, ma la scelta di imparare a stare in equilibrio in mezzo ai pregiudizi, è tutta loro.
"Ora possiamo andare in bici da sole, andare la spesa o a fare un giro con i nostri figli. Siamo felici" hanno detto. Ed è difficile non condividere la loro soddisfazione.