
Villa Borromeo rinasce. Le opere nascoste di Brera in mostra alla Montagnola
Un cantiere milionario chiuso nel 2018 dopo decenni di degrado, la rinascita, e adesso la volontà di inserire il gioiello in un circuito culturale prestigioso che aiuti la Brianza a spiccare il volo in campo turistico, fino a farne una meta sempre più amata dal grande pubblico.
Arcore ha messo a segno un colpo che spiana la strada verso il traguardo, un accordo con Brera proietta Villa Borromeo sulla grande scena culturale italiana: il gioiello di casa ospiterà tele e sculture oggi nei depositi della pinacoteca milanese.
Il patto è frutto di una paziente opera di tessitura del sindaco Maurizio Bono e dell’assessore Nicolò Malacrida con delega alla valorizzazione del bene, che non nascondono l’euforia per il risultato. "Siamo orgogliosi e soddisfatti – dicono –. Questo primo accordo è un pieno riconoscimento del valore storico della dimora". Un’intesa destinata a replicarsi, perché gli amministratori non hanno intenzione di fermarsi: "Ci auguriamo che questa sia solo la prima di una lunga serie di collaborazioni con istituzioni culturali nazionali e internazionali che possa portare a una piena valorizzazione della città e del nostro patrimonio artistico e industriale".
Il patto ha una base: "La Villa ospita già i laboratori di restauro di Brera", ricorda Malacrida. E quello è stato il punto di partenza di un piano che prevede "mostre, programmi formativi e attività educative e didattiche". La cornice è all’altezza. La Montagnola, questo il soprannome del tesoro per la sua posizione panoramica in cima a una collinetta, è una macchina del tempo che strega il visitatore catapultandolo nella Belle Époque. Fra i suoi saloni da sogno dove nell’Ottocento faceva festa la nobiltà lombarda, la stanza delle Colonne e il Giardino d’Inverno troverà casa il nuovo percorso espositivo. Per gli appassionati un doppio vantaggio, le opere milanesi in trasferta e le vicende della casata da assaporare. Al centro, il complesso frutto di un paio di rimaneggiamenti ottocenteschi che ne hanno cambiato l’aspetto originario - il primo con Giovanni D’Adda grazie all’opera di Giuseppe Balzaretto, il secondo firmato dall’architetto Emilio Alemagna - un insieme che lascia senza fiato. Presto, la stessa emozione accompagnerà gli amanti del bello anche all’interno.