STEFANIA TOTARO
Cronaca

Verano Brianza, muratore precipitò nella botola scoperta: "Ma non doveva essere lì"

Capo cantiere e imprenditore edile a processo per la morte di un Nazzareno Cristofalo, 59 anni. La loro difesa: "I lavori erano sospesi, il suo capo lo faceva entrare lo stesso"

Il tragico infortunio era avvenuto il 13 maggio del 2021 nel cantiere di via Preda a Verano

Verano Brianza – «La vittima non sarebbe mai dovuta entrare in cantiere perché i lavori erano stati sospesi per degli adeguamenti, ma entrava perché il suo capo gli diceva di farlo per fargli fare dei lavoretti". Negano la loro responsabilità i due imputati di omicidio colposo per l’infortunio sul lavoro accaduto il 13 maggio del 2021 e, secondo la Procura di Monza, costato la vita sette mesi dopo a Nazzareno Cristofalo, operaio di 58 anni di Verano Brianza. Ora a processo al Tribunale di Monza ci sono V.C., 55 anni e R.C., 51 anni, di Ponte Oglio in provincia di Bergamo. Al dibattimento si sono costituiti parti civili la moglie e i due figli della vittima. L’uomo, origini calabresi e residente in paese con la famiglia, è deceduto in seguito a un malore avuto in casa. Subito dopo l’infortunio, avvenuto in un cantiere in via Preda a Verano Brianza, il muratore di 58 anni era stato soccorso in codice rosso e trasferito con un grave trauma cranico e diverse lesioni all’ospedale San Gerardo di Monza dove era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva neurochirurgica. Le sue condizioni di salute erano rimaste molto delicate.

L’area di cantiere, in seguito al sopralluogo effettuato dal personale dell’Ats Brianza, era stata sottoposta a sequestro preventivo. Insieme ai soccorsi erano intervenuti anche i vigili e i carabinieri della Compagnia di Seregno. Secondo l’accusa formulata dal pm Carlo Cinque, gli imputati, rispettivamente capo cantiere e titolare dell’impresa edile che aveva preso in appalto i lavori, sono responsabili della morte del muratore 58enne per avere "omesso di disporre un parapetto e un tavolato fissato solidamente per coprire l’apertura in cantiere", una cosiddetta bocca di lupo, permettendo che il lavoratore precipitasse e cadesse proprio all’interno della botola. "Mi dispiace molto per questa tragedia – ha dichiarato il capo cantiere V.C. –. Per me ha tentato di spingere un tubo verso il solaio e gli è caduto indietro, facendolo precipitare nella botola. Abbiamo subito chiamato i soccorsi e i carabinieri". A ottobre la discussione del processo.