"Le vasche perdono, ma non so dove". Diossina, l’allarme nelle carte dei pm

Seveso, nell’esposto del sindaco le parole del tecnico regionale dopo il sopralluogo. Indaga la Procura di Monza

Il sindaco dimissionario Luca Allievi

Il sindaco dimissionario Luca Allievi

Seveso (Monza) - «Le vasche perdono, ma non sappiamo dove e come". A confermare il sospetto di una fuoriuscita di percolato dai due contenitori, dove sono stati seppelliti i rifiuti contaminati dalla diossina dell’incidente all’Icmesa, è Antonio Mambriani, tecnico dell’Ersaf, la società mandata dalla Regione Lombardia a fare un sopralluogo al Bosco delle Querce. Lo scrive nero su bianco il sindaco leghista dimissionario del Comune di Seveso Luca Allievi, nell’esposto presentato alla Direzione distrettuale antimafia di Milano, che ora l’ha trasmesso per competenza alla Procura di Monza, non ipotizzando al momento ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti, ma violazioni della normativa che tutela la salute ambientale. Nell’esposto, firmato l’1 luglio, lo stesso giorno che Allievi ha rassegnato le dimissioni in polemica con gli alleati di Giunta e Regione, l’ex primo cittadino cita un colloquio tra il tecnico di Ersaf e il dirigente dell’Area Territorio del Comune di Seveso, architetto Matteo Gargarella, dopo il sopralluogo del 6 maggio scorso. Il sindaco ne cita un altro, con lui stesso in collegamento telefonico, del 30 giugno scorso, dopo una riunione con Ersaf in Regione a cui il Comune non è stato invitato nonostante avesse fortemente richiesto di essere tenuto informato, in cui Mambriani ancora conferma la sua ipotesi di sversamento dei liquami tossici dalle vasche. Un’ipotesi che spinge Luca Allievi a chiedere che il sito venga "posto sotto sequestro o in sicurezza". "Mi ritengo fortemente preoccupato per la situazione della conservazione e lo stato delle vasche A e B situate nel Parco regionale Bosco delle Querce, terzo sito mondiale per pericolosità dopo Fukushima in Giappone e Chernobyl in Ucraina", scrive Allievi, ammettendo che le sue preoccupazioni sono nate "non riuscendo a comprendere come possa la Regione avere affidato il monitoraggio di un sito così pericoloso al Comune e di riflesso come possa il Comune avere accettato" dietro un contributo annuo di circa 20mila euro. La convenzione è del 2008.

«Ho provato a cercare documentazione sui monitoraggi e con estrema preoccupazione ho rilevato molti indizi che mi fanno temere per la pubblica sanità dei miei concittadini e dell’ambiente". Secondo l’ex sindaco la documentazione non esiste e "l’emungimento del percolato delle vasche è stato assegnato nel tempo, per via diretta, senza espletamento di gara, sempre alla stessa azienda, la Bellingeri, con atto sempre del medesimo funzionario, Raffaella Mariani", direttrice del Bosco delle Querce. Secondo Allievi "l’azienda, oltre a non operare in condizioni di sicurezza, porta i liquami all’Econord di Cantù". Dal canto suo Alessandro Bellingeri, rispondendo su Facebook nel profilo del Pd di Seveso che riprende la notizia di Regione Lombardia sull’assenza di timori di pericolo ambientale, scrive: "L’impianto di depurazione non funziona e non può funzionare... quando è stato costruito circa 20 anni fa in sostituzione dell’impianto precedente non hanno pensato al consumo energetico e per alimentarlo si sarebbe dovuta portare una linea elettrica apposita ma il costo non era calcolato... il costo per riattivarlo è troppo elevato e poi ci sono i problemi di gestione... inoltre durante un’alluvione è finito sott’acqua danneggiando motori e quadri elettrici e inoltre c’è un altro problema che per ora non posso dire per questo che è stato scelto di mandare il percolato in un impianto esterno adeguato... è inutile polemizzare... la procedura è negli atti dell’ufficio ecologia... basta chiedere a chi ha affidato i lavori a dicembre con le stesse modalità precedenti", conclude rispondendo a chi gli chiede che fine facciano i liquami.