
Le immagini riprese dalla telecamera installata nella classe della maestra violenta
Monza, 10 aprile 2018 - Aveva instaurato in aula una sorta di regime dittatoriale. Segnato da urla, minacce, offese e intimidazioni. Castrando ogni spirito di iniziativa individuale, ogni tentativo di creatività, a volte persino negando i bisogni primari, come quello di andare in bagno. O come, semplicemente, quello del gioco. E per ristabilire ordine, silenzio e immobilismo, era pronta anche a sferrare schiaffi, strattoni, persino qualche calcetto. Causando lividi, ansie, paure, angosce. Atti molto simili al bullismo, anche per la loro reiterazione quotidiana, che hanno portato i carabinieri del Comando provinciale di Milano a dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Monza, Patrizia Gallucci, nei confronti di un’insegnante italiana, 47enne, residente in Brianza, ritenuta responsabile di maltrattamenti.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza e condotta dai carabinieri della Stazione di Varedo, trae origine da una denuncia presentata dal dirigente di un istituto scolastico locale, al quale erano pervenute delle segnalazioni da alcuni genitori di bambini dai 4 ai 5 anni con cui si lamentavano di episodi di maltrattamenti ai danni dei minori. L’indagine degli uomini guidati dal capitano Mansueto Cosentino, svolta anche con l’ausilio di attività tecniche – in particolare una telecamera nascosta nella classe – ha permesso di documentare la condotta, oltre che violenta, anche verbalmente aggressiva, prevaricatrice e atta a creare una condizione di timore, di sottomissione e di continua costrizione, posta in essere dall’insegnante nei confronti dei bambini.
«Dall'attività sono emersi allarmanti episodi di maltrattamenti fisici e psicologici – è scritto nell’ordinanza firmata dal gip – posti in essere dall’insegnante ai danni dei propri alunni, spesso costretti a restare in silenzio e a braccia conserte per lunga parte della giornata. Inoltre, strattonava gli alunni o li colpiva con schiaffi o ancora umiliava il singolo alunno di turno. È emerso inoltre un deciso cambio di atteggiamento nei periodi in cui la stessa, in virtù del periodo di prova che sta effettuando, veniva affiancata da un’altra insegnante». La maestra, infatti, a giugno del 2017 era stata valutata negativamente rispetto al periodo di prova del precedente anno scolastico e il 6 marzo di quest’anno aveva già ricevuto una nota di contestazione dell’Ufficio scolastico regionale in merito ai maltrattamenti e al linguaggio non consono verso i bambini. Tutto vano. L’iter parte proprio dai bambini, 25 quelli coinvolti, chi più chi meno. Alcuni, a casa, raccontano a mamme e papà di schiaffi, urla, insulti da parte della maestra, lasciando intuire in maniera chiara un clima tutt’altro che sereno e adeguato al contesto ludico ed educativo.
«La maestra ci picchia», «la maestra ha dato due sberle al mio compagno anche se non aveva fatto niente e lui non riusciva a spiegarglielo», alcune delle frasi riportate a casa. I genitori si rivolgono quindi al dirigente scolastico, che attiva prima alcune precauzioni per cercare di monitorare l’insegnante e limitare le sue ore da sola all’interno della classe, poi si rivolge all’autorità giudiziaria, per le opportune verifiche. I carabinieri di Varedo, coordinati dalla Procura, avviano il monitoraggio video e audio della classe, per tre settimane circa, dal 15 febbraio al 6 marzo.
Parole e immagini sono quanto mai eloquenti. «Dalle intercettazioni emerge che l’insegnante non è in grado di tenere impegnati i bambini in attività tanto che una alunna, evidentemente annoiata, a un certo punto esclama ‘voglio giocare!’ – riporta ancora l’ordinanza –. Anche quando i bambini sono impegnati in attività come ad esempio disegnare l’insegnante non disdegna atteggiamenti violenti e mortificanti come nel caso di due alunne: la prima viene rimproverata solamente per aver disegnato un peperone rosso anziché giallo con conseguente sottrazione del lavoro realizzato dalla bambina; la seconda viene umiliata davanti alla classe solo perché si era attardata nel finire il disegno, che per questo viene distrutto». Un continuo di vessazioni, minacce, punizioni: «Ti arriva una sberla! – prospetta a un bambino –. Ma guarda non me ne fotte proprio niente se il giorno dopo mi arriva la lettera di licenziamento... proprio niente», dimostrando di essere perfettamente consapevole di adottare comportamenti non leciti. E non mancano anche insulti razzisti, come quello nei confronti di un bambino albanese, «vattene! Li caricano là...e li portano qua...». Fino a un «vai al cimitero», nei confronti di un altro alunno. Un atteggiamento violento che la donna ha manifestato fino all’ultimo, persino nel momento in cui i carabinieri si sono presentati a casa per notificarle l’ordinanza e portarla in caserma: grazie al comportamento isterico e del tutto fuori luogo si è guadagnata anche la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma quel che più importa, per un po’ di tempo, i suoi alunni potranno riguadagnare un po’ di serenità. Di voglia di andare a scuola. Di giocare ed esprimersi liberamente.