
Thermo Fisher
Monza - Un investimento di 20 milioni di euro e l’assunzione a tempo indeterminato di 180 persone per arrivare a produrre in sei mesi 25 milioni di flaconi di vaccino Pfizer. Si prepara a entrare nella fase produttiva il piano elaborato dall’amministratore delegato di Thermo Fisher, Stefano Carella, per lo stabilimento di Monza. A maggio è in programma la certificazione dei nuovi impianti e da giugno si partirà con "il riempimento sterile e la preparazione del prodotto finito" a un ritmo di quasi 140mila flaconi al giorno, con l’obiettivo di arrivare a produrne entro il 31 dicembre 25 milioni per un totale di 150 milioni di dosi. Un’operazione a cui i vertici italiani di Thermo Fisher con Pfizer Italia stanno lavorando da prima di Natale per adeguare il reparto sterile 1 dell’impianto specializzato nella produzione di farmaci iniettabili sterili e per questo già autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco. Adeguamento di una delle sei linee di produzione dello stabilimento di viale Stucchi, ma anche costruzione di un nuovo edificio dove ospitare i 160 speciali frigoriferi acquistati per la conservazione a una temperatura di -25° delle fiale del vaccino.
In particolare , Pfizer farà arrivare dal Belgio il prodotto semilavorato che poi andrà ‘sviluppato’ e successivamente infialato e confezionato. Ma i flaconi prodotti non resteranno a Monza: periodicamente le confezioni saranno rispedite nella sede Pfizer in Belgio a da lì, poi, verranno distribuite ai vari Stati in base agli accordi con l’Unione europea. Per Pfizer, infatti, "il supporto di Thermo Fisher è un ulteriore tassello che premia i nostri sforzi per fornire il vaccino a più persone in tutto il mondo e il più rapidamente possibile". L’obiettivo infatti è di superare i 2 miliardi di dosi entro il 2021, prevedendo quindi "l’espansione non solo della capacità di produzione dei nostri siti, ma anche l’aumento dei fornitori per i materiali chiave e delle opzioni di produzione a contratto nella nostra catena di fornitura".
Passando anche da Monza. Con Thermo Fisher che non soltanto ha investito 20 milioni per adeguare l’impianto, ma ha anche predisposto un piano di riorganizzazione del lavoro che prevede l’attivazione di un ‘ciclo continuo’ nella produzione. "Un impegno senza precedenti nel passato più o meno recente e che entro la fine dell’anno porterà all’assunzione a tempo indeterminato di 180 persone, tra operai di produzione, analisti e ingegneri, scelti tra chi negli ultimi tempi ha avuto con Thermo Fisher un contratto a termine o di somministrazione – spiega Ermanno Donghi, segretario della Filctem Cgil di Monza, il sindacato del settore chimico e farmaceutico –. E i vertici dell’azienda hanno anche prospettato la possibilità di ulteriore integrazione con nuovi contratti di somministrazione qualora ce ne fosse bisogno".
Del resto Thermo Fisher vorrebbe far diventare quello di Monza uno stabilimento all’avanguardia, un polo farmaceutico tecnologicamente avanzato che attualmente rifornisce oltre 20 Paesi nel mondo, inclusi Stati Uniti, Europa e Asia Pacifico e dove negli ultimi 3 anni la forza lavoro è cresciuta dell’81%: oggi i dipendenti sono circa 1.500 (il 60% di loro sono donne), per il 67% nati tra il 1980 e il Duemila e con un’età media di 39 anni.