Vaccino al figlio, lite fra mamma e papà: lui lo vuole e il giudice gli dà ragione

Monza, la decisione del tribunale dopo aver sentito il quindicenne e il medico sul rischio di controindicazioni

Il decreto è stato il frutto della decisione presa da un collegio di tre magistrate

Il decreto è stato il frutto della decisione presa da un collegio di tre magistrate

Monza - Mamma e papà in dissidio sulla vaccinazione anti-Covid del figlio quindicenne: intervengono i giudici che autorizzano la somministrazione, dopo avere accertato la volontà del minorenne e sentito il medico curante sulla mancanza di controindicazioni per la sua salute. È la pronuncia del Tribunale di Monza che, con un decreto del 22 luglio scorso, ha attribuito alla madre la facoltà di accompagnare il figlio in un centro vaccinale e sottoscrivere il relativo consenso informato, anche in assenza dell’accordo con l’altro genitore.

Una decisione destinata a fare discutere in questo periodo di acceso dibattito per le prese di posizione di no vax e no green-pass. A ricorrere alla magistratura monzese è stata la mamma del quindicenne in considerazione del rifiuto opposto dal padre del ragazzo a prestare il consenso al vaccino contro il coronavirus, nonostante il figlio, si legge nella motivazione del decreto che porta la firma come presidente relatore della giudice del Tribunale monzese Laura Gaggiotti, affiancata dalle colleghe Cinzia Fallo e Caterina Panzarino, avesse invece espresso con chiarezza la propria volontà, inviando un sms al papà in cui scriveva di volersi sottoporre alla vaccinazione "per poter tornare ad una vita normale sia sul piano scolastico che relazionale".

Il Tribunale, che ha anche ritenuto come non ci fossero "controindicazioni alla somministrazione del vaccino, come certificato dal medico curante", ha avuto grande considerazione per la volontà del minore, come previsto dalla normativa in materia di consenso informato secondo cui "la persona minore di età e incapace ha diritto alla valorizzazione delle proprie capacità di comprensione e di decisione" e "il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dagli esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore tenendo conto della volontà della persona minore, in relazione alla sua età e al suo grado di maturità, e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore nel pieno rispetto della sua dignità".

Secondo le giudici, infatti, "il rifiuto opposto dal padre appare in contrasto con tale disposizione sia avuto riguardo alla mancata considerazione della volontà manifestata dal figlio, sia con riferimento alla salvaguardia della salute psicofisica del minore, comportando la mancanza di copertura vaccinale non soltanto un concreto rischio di contrarre la malattia, ma anche pregiudizievoli limitazioni alla sua vita di relazione nei più svariati ambiti: scolastico, sportivo, ricreativo e più in generale sociale". Il Tribunale ha fatto anche riferimento a passate pronunce sui vaccini in epoca pre-Covid in cui la magistratura aveva agito contro il parere di un genitore in presenza "di un concreto pericolo per la salute del minore" nel caso di "dati scientifici univoci" nel ritenere "che quel determinato trattamento sanitario risulta efficace".