
Un’armatura per resistere cent’anni La fibra di vetro salverà i ponti
La siccità e la crisi dell’acqua potabile. La corrosione delle armature in acciaio del cemento e i rischi strutturali. In uno scenario di degrado delle infrastrutture italiane progettate e realizzate nel primo dopoguerra, l’industria delle costruzioni - che usa diversi miliardi di tonnellate di acqua dolce per miscelare il calcestruzzo - scopre un prodotto alternativo. Che non teme l’acqua di mare e resiste cent’anni. Il nome tecnico è Glasspree. Sono barre in vetroresina che, innanzitutto, "garantiscono una maggiore sostenibilità nella produzione di calcestruzzo, con la possibilità di miscelarli anche con acqua di mare al posto dell’acqua potabile", certifica Sonja Blanc, amministratore delegato di Sireg. L’azienda di Arcore - che produce ed esporta in oltre 70 paesi del mondo i suoi prodotti non metallici e compositi per i settori della geotecnica e dell’ingegneria civile - ha richiesto e ottenuto la Valutazione tecnica europea ETA per la sua famiglia di barre e staffe in vetroresina nate dalla collaborazione con l’Istituto per le tecnologie delle costruzioni del Cnr e il Politecnico di Milano. Dopo oltre 350 test di laboratorio ora si può andare in cantiere. E "ci prepariamo a collaudare, questa estate, il primo ponte in Italia realizzato con l’armatura del cemento armato in vetroresina".
I vantaggi? Resistono alla corrosione e quindi "sono ideali per la costruzione di ponti, opere sul mare e in genere opere da realizzare in ambienti particolarmente aggressivi", "la durata delle infrastrutture è doppia rispetto all’acciaio, con una vita prevista di 100 anni e un minor bisogno di interventi di manutenzione", pesano un quarto dell’acciaio e quindi permettono una riduzione dei costi di trasporto e di posa. E "possono essere utilizzate con i nuovi calcestruzzi green: abbiamo calcolato che dovrebbe avere un impatto ambientale dimezzato rispetto all’armatura in acciaio". È il futuro. Anche se "nel settore delle costruzioni l’innovazione non è molto spinta", la constatazione di Blanc. Ma lei, che si è laureata con una tesi sull’importanza dell’innovazione come fattore chiave per lo sviluppo delle aziende e delle economie, ha fatto della ricerca e dello sviluppo uno dei cardini dell’azienda di famiglia che si è trovata a guidare: "Il 5% del fatturato va in ricerca, abbiamo creato un team di tecnici che guarda proprio al futuro".
Nei decenni "abbiamo depositato diversi brevetti e adesso abbiamo sviluppato questo nuovo materiale che ora potrà essere utilizzato anche per opere strutturali permanenti". Certo, "è un prodotto che costa un po’ di più del ferro e dell’acciaio, ma per la banchina di un porto o ponti dove si usano in maniera massiccia sali anti-gelo come nel Nord Europa è preferibile usarlo. Per gli altri impieghi resterà l’acciaio". Ma già si guarda al domani: "Il prossimo passo sarà migliorare ulteriormente un prodotto che noi realizziamo fin dagli anni Novanta. Rendendolo sempre più resistente nel tempo, ma anche agli agenti atmosferici e al fuoco, soprattutto per i rivestimenti delle gallerie".
M.Galv.