Truffa delle auto, le parti civili aumentano

Vetture vendute e mai consegnate: metà delle 150 vittime si è già costituita, le altre potranno farlo entro settembre per avere il risarcimento

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di Stefania Totaro

Delle circa 150 parti offese, una metà si è già costituita parte civile mentre una decina hanno ritirato la querela per truffa nei confronti degli imputati, che potrebbero in gran parte chiedere il processo col rito abbreviato. È questo l’ultimo bilancio dell’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti per la vicenda delle vetture vendute ma mai consegnate ai clienti nell’inchiesta che ha visto al centro l’autosalone Antonini di Varedo. I primi 132 presunti truffati erano già stati chiamati al palazzo di giustizia il 28 maggio scorso e alcuni di loro si erano subito costituiti parti civili, poi altri se ne sono aggiunti dopo che un’altra quindicina di clienti che avevano denunciato successivamente erano stati riuniti in un secondo fascicolo penale. E resta ancora aperta la possibilità di costituirsi parti civili entro la prossima udienza fissata per il 15 settembre e all’udienza stessa dopo la pausa estiva. Sono invece 9 gli imputati per cui il pm Vincenzo Fiorillo ha chiesto il rinvio a giudizio.

Di associazione per delinquere e truffa devono rispondere i fratelli Giuseppe e Mauro Antonini, amministratori di fatto della società, arrestati nel 2019 per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita, oltre all’amministratore di diritto della società e anche 5 venditori che, secondo il pm, erano consapevoli che dietro la vendita delle vetture ci sarebbe stato un raggiro. L’amministratore di diritto deve inoltre rispondere di bancarotta, mentre nei confronti della moglie di uno degli Antonini esiste un’ipotesi di riciclaggio di denaro di presunta provenienza illecita. Molti di loro hanno già preannunciato l’intenzione di scegliere di venire giudicati con il rito abbreviato, che prevede uno ‘sconto’ di un terzo della pena in caso di condanna. Gli ignari clienti della concessionaria di auto si erano rivolti anche a ‘Striscia la notizia’ per portare alla ribalta delle cronache la vicenda relativa all’autosalone di Varedo e che per molti mesi hanno continuato a protestare con picchetti, cortei e manifestazioni perché si facesse luce sulla vicenda delle macchine che sono da loro state pagate ma che non hanno mai visto la consegna delle chiavi di accensione. Le vetture venivano vendute a prezzi di mercato. Ma agli acquirenti veniva proposta una formula vantaggiosa: se questi avessero applicato adesivi pubblicitari sulle vetture, un rimborso allettante sarebbe ritornato nelle loro tasche. Una volta che il saldo è arrivato sui conti correnti della concessionaria, però, i tempi per il ritiro hanno iniziato ad allungarsi a dismisura, fino allo scontato epilogo del fallimento. Le indagini delle Fiamme gialle della Compagnia di Seveso sono iniziate alla fine del 2017 a seguito del fallimento della “World car srl”, che era nata sulle ceneri della storica società “Autosalone Antonini”. Sotto accusa, il trasferimento dell’azienda a una nuova società, la “A2 car srl”, con il passaggio di circa 1 milione di euro. Gli Antonini si sarebbero anche intascati 400mila euro circa, facendoli confluire dai conti correnti societari a propri conti correnti personali per asserite attività di consulenza. E ora devono rispondere anche di truffa in concorso.