Triuggio, la prigione e il riscatto con i quadri. La grazia per l’artista Santi Sindoni

Dopo aver scontato gran parte della pena per droga ed estorsione adesso potrà portare le proprie opere all’estero

Il pittore Santi Sindoni

Il pittore Santi Sindoni

Triuggio (Monza e Brianza) – Ha dedicato la sua intera vita all’Arte e proprio la sua dimensione artistica gli è valsa la grazia del Presidente della Repubblica. Santi Sindoni, 68 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto e ora domiciliato a Triuggio, un’esistenza spesa tra la Sicilia e la Lombardia creando le sue opere riconosciute anche a livello internazionale per sensibilizzare sui temi cardine invece traditi dalla società, incappa negli anni Duemila in una condanna del Tribunale di Varese a 24 anni di reclusione per droga ed estorsione.

"Oltre agli impegni di studio in terra milanese, forse per destino o forse per scelta mi trovai a percorrere un cammino a delinquere. Vivevo la vita mondana e mi sentivo protagonista di un potere che solo con il tempo ho capito che era vuoto, quella vita che poi mi portò tra le mura della prigione", spiega ora l’artista. Figlio di un pescatore e una contadina, all’anagrafe Santo Carmelo Salvatore Sindoni, si trasferisce a Milano nel 1972, frequenta la scuola superiore d’arte del castello Sforzesco e si diploma, nel 1976, in pittura decorativa in tecnica di affresco. Frequenta il corso all’Accademia di Brera e si diploma in studio della figura nel 1980.

Nel 1984 si trasferisce in Sicilia e continua la sua attività artistica. Nel 1991 torna in Lombardia e si stabilisce nella zona del lago Maggiore, dove apre lo studio e segue una ricerca artistica tendente all’espressionismo e si occupa di restauro di affreschi. Dopo l’arresto, è detenuto prima a Opera e poi a Bollate, dove realizza dei murales, poi vince il concorso per affrescare un’aula del Palazzo di Giustizia di Milano, che l’ha giudicato colpevole. Tra indulto, lavoro all’esterno e riduzioni di pena per buona condotta, ottiene la semilibertà nel 2008 e nel 2015 viene scarcerato.

Ma sulle sue spalle resta una multa da 125mila euro e soprattutto il divieto di espatriare per diffondere la sua pittura anche fuori dai confini italiani, come in Albania dove era stato invitato. Finché i carabinieri della Stazione di Biassono lo scorso febbraio gli hanno notificato il provvedimento di grazia chiesto dal suo legale, l’avvocato monzese Massimo Bordon. "La sua dimensione artistica è stata vissuta dal condannato come possibilità riparativa per l’errore commesso, con significato sia simbolico che materiale - ha sostenuto il difensore - tanto che il ricavato di alcune opere vendute all’asta è stato devoluto in beneficenza a favore di compagni detenuti meno abbienti e dell’Istituto Oncologico".

Una produzione artistica che è valsa a Santi Sindoni il riscatto sociale. Non solo pittura, anche lo studio per un’opera in tecnica di affresco di 6.000 metri quadri e un romanzo autobiografico. Ora, anche grazie alla Musa, che lui chiama Artè, che non l’ha mai abbandonato anche nei momenti più bui, alla Fondazione Artè Etra e a un altro amico avvocato, Michele Picerno, il 68enne, apprezzato anche dal noto critico d’arte Andrea De Liberis, presidente del comitato artistico della Fondazione, porta a maggio nell’aula magna de ll’Università La Sapienza di Roma, dopo Catania e Palermo, il dipinto omaggio a Falcone e Borsellino dal titolo ‘’Un Boato da Capaci a Via D’Amelio’’ delle dimensioni di 400x250 cm donato alla città di Palermo.

Il programma delle attività espositive del progetto denominato “Memorie del Tempo”, legato a problematiche di una società che desidera con forza un cambiamento del nostro sistema giudiziario, proprio grazie all’esperienza personale dell’artista volto alla funzione riabilitativa fondamentale nella pena carceraria, si sposterà poi a Milano, a Bergamo e in Francia a Montargis nella Loira, poi a Parigi e New York.