MARCO GALVANI
Cronaca

Torna Burghy Che nostalgia

In corso Milano tre vetrine con l’iconico marchio. Ma si tratta “soltanto“ di un’operazione di marketing

di Marco Galvani

Il ritorno di Burghy. A Monza. Civico 11 di corso Milano. Un tuffo indietro negli anni Ottanta. Tre vetrine tappezzate con la scritta e i colori rosso e giallo dell’iconico marchio del fast food made in Italy riavvolgono il nastro del tempo e dei ricordi. E innescano un passaparola di affettuosa nostalgia tra gli ex paninari che hanno sostituito con i social il muretto dove si ritrovava la “company“. Ma sia chiaro, è solo un’operazione di marketing. Non potrà riaprire un negozio a marchio Burghy, che dal 1996 è stato acquisito dal colosso americano McDonald’s. Ma l’idea è venuta all’imprenditore Simone Ciaruffoli, fondatore e ad della catena Burgez: "Già avevamo partecipato a tavoli tematici di Expo 2015 con il progetto Hamburghy – racconta – Poi è nata Burgez, ma quando ho trovato la location a Monza, a fianco di McDonald’s che rilevò proprio il fast food italiano, ho subito pensato che fosse simpatico omaggiare Burghy".

Strategia commerciale, quindi. Visto che alla fine il locale avrà insegna Burgez: "Il mio è solo un atto d’amore. E gli atti d’amore non vanno mai censurati". L’effetto è riuscito. Perché sui “muretti“ nel web anche solo l’idea di rivedere una vetrina con la scritta Burghy basta ad attirare interesse e rispolverare l’album dei ricordi in chi ha lasciato un pezzo di cuore agli anni dei galli e delle sfitinzie, del Moncler e di El Charro, del Drive In in televisione e degli Yuppies della Milano da bere. Quelli della generazione che usciva dagli Anni di piombo e che voleva abbandonarsi alla leggerezza. Che nel 1981 aveva trovato il suo angolo di America in piazza San Babila tra hamburger, patatine, Coke e milkshake.

I paninari che s’interessavano quasi niente della politica e che invece preferivano star dietro alla moda. E adesso... Adesso c’è chi, alla vista di quelle vetrine, sui social spera "dopo questa pandemia di ricominciare come fossimo negli anni ‘80: lavoro, divertimento, allegria". Qualcun altro è pronto a tirar fuori dal garage la vecchia Honda NS 125 o a ricomprarsi lo Zundapp. Sarebbe una rivoluzione. Come del resto lo era stata allora la nascita di Burghy. Almeno fino a quando la proprietà – il gruppo Sme – iniziò a fare quattro conti per arrivare poi nel 1985 a mettere sul mercato il fast food made in Italy. Si fece avanti il Gruppo Cremonini, che iniziò la scalata. A metà anni Novanta aprono pure i primi drive-in. Poi nel 1996 l’inevitabile passaggio a McDonald’s. L’ultimo fortino a chiudere nel 2006, Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna.