MARTINO AGOSTONI
Cronaca

I tesori nascosti del passato sotto le strade di Monza e della Brianza: la mappa

BrianzAcque e Soprintendenza archeologica hanno realizzato carta del potenziale archeologico: "Un lavoro unico in Italia"

Aree archeologiche a Monza

Aree archeologiche a Monza

Monza, 12 gennaio 2023 - Ci sono i reperti dei monasteri medioevali che erano molto diffusi in Brianza, come il complesso di San Martino riaffiorato nel centro di Monza nel corso del 2013 durante alcuni gli scavi edili nella zona di spalto Santa Maddalena. E numerose sono anche le presenze romane, come i resti di una villa d’epoca imperiale tornati alla luce la scorsa estate a Meda nel corso di uno scavo della Snam per le condutture del gas in un’area vicina al cimitero e non distante alla Milano-Meda. 

Oppure come a Vimercate nel 2015, quando, durante i lavori ad un cantiere privato in un’area adiacente alla centrale via Vittorio Emanuele II, prima è stata trovata una bottega di lavorazione del metallo di età post-medievale e poi, andando più in profondità, sono state rinvenute le tracce del più antico ritrovamento avvenuto finora a testimonianza dell’insediamento romano di Vicus Mercati: una cisterna del IV-V secolo con reperti, sepolture di animali, vasi e offerte.

I reperti in Brianza

Ma in Brianza ci si può imbattere anche in molti altri tipi di reperti antichi, da quelli risalenti al Neolitico o ai Celti, a quelli di tutte le successive civiltà di romani, dei longobardi, dei primi cristiani e le epoche successive. E tutte hanno lasciato tracce che, scavando, possono riemergere, come è avvenuto a Seveso dove è stata travata un’ascia neolitica, o a Carate un cimitero risalente all’età del Bronzo, oppure i resti di antiche chiese ad Albiate o le più recenti mura viscontee di Monza venute alla luce nel 2014 in via Parini durante la posa del teleriscaldamento.

La mappatura archeologica

Insomma, certamente non è come i sette colli di Roma o la piana di Pompei, ma anche il territorio dei 55 Comuni brianzoli ha il suo interesse archeologico e anzi, eseguendo uno scavo edile, per realizzare nuove strade oppure per la posa di sottoservizi, non è neppure troppo raro imbattersi in un ritrovamento. Le possibilità sono numerose ma, rispetto a quanto è avvenuto finora, non più casuali perché è stato ultimato il lavoro di mappatura archeologica dell’intera una superficie di 405,4 chilometri quadrati di 55 Comuni brianzoli.

Il team al lavoro

È stata presentata ieri la Carta del potenziale archeologico della Provincia di Monza e Brianza, uno strumento di conoscenza del territorio realizzato dall’azienda pubblica dell’acqua Brianzacque srl in convenzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese. Sono serviti oltre due anni di lavoro di un team di archeologi, geologi, geoarcheologi e informatici per studiare e analizzare il territorio della Brianza, la storia dei vari insediamenti, le mappe antiche, i catasti storici, i dati geologici oltre a eseguire rilievi, carotaggi e acquisire immagini satellitari, e quindi arrivare a realizzare una mappa digitale interattiva della provincia con indicato il potenziale archeologico di ogni singola area.

La scala di valori

Una carta della Brianza, disponibile online e resa accessibile agli enti pubblici che intendano eseguire uno scavo, che indica con diversi colori il rischio archeologico di ogni zona del territorio.Ciò secondo una scala di valori che va da zero, quindi probabilità nulla di imbattersi in reperti di interesse archeologico in quell’area, al valore 10, quindi la certezza di essere in un’area che ha tracce evidenti e documentate di reperti.Si tratta di uno strumento unico nel suo genere, il primo in Italia che copre un intero territorio provinciale, e di importanza strategica nella pianificazione degli interventi che necessitano di scavi.

Case history monzese

La carta fornisce informazioni sulla possibilità di trovare sorprese nel corso nei lavori, e quindi permette organizzare di conseguenza gli interventi: in pratica permette di evitare l’imprevisto di imbattersi in un reperto archeologico non considerato che inevitabilmente porterebbe a un allungamento dei tempi creando disagi e ritardi, oltre anche a un probabile aumento dei costi. "Questo documento è un esempio di gestione responsabile e sostenibile degli investimenti – ha affermato Enrico Boerci, presidente e ad di Brianzacque che ha finanziato con 100mila euro la redazione della Carta archeologica – È uno strumento informatizzato che semplifica di molto il processo progettuale, ne riduce i tempi e la possibilità di incappare in depositi archeologici nel corso dell’esecuzione dei lavori. Lo abbiamo pensato per noi e per la Soprintendenza, ma ci fa piacere condividerne la consultazione con altri enti pubblici con funzioni di indirizzo nel governo del territorio, con l’ambizione che possa diventare una case history per altri contesti nel panorama nazionale".