Killer del tallio, la Procura dice no

Si oppone all’assoluzione per infermità mentale del 28enne che fece una strage, ma non avvisa gli avvocati

Del Zotto

Del Zotto

Nova Milanese (Monza e Brianza), 27 maggio - La Procura generale ha presentato ricorso in Cassazione contro l’assoluzione del killer del tallio. Ma nessuno dei difensori delle parti ha ricevuto la notifica dell’impugnazione, che risale a 5 mesi fa. È stata la stessa procuratrice generale facente funzioni, Nunzia Gatto, a opporsi alla sentenza della Corte di Assise di Appello di Milano nei confronti di Mattia Del Zotto, il 28enne ragioniere disoccupato di Nova Milanese che ha avvelenato attraverso le bottiglie di acqua minerale i parenti, uccidendo i nonni e una zia paterni e mandando in ospedale altri due zii, i nonni materni e la badante. Il ricorso è stato presentato lo scorso dicembre, ma soltanto l’imputato, ristretto in una Residenza psichiatrica per l’esecuzione delle misure di sicurezza perché ritenuto socialmente pericoloso dopo l’assoluzione per infermità totale di mente, ha ricevuto la notifica, informando il suo difensore. Mentre i legali rappresentanti delle parti civili, la zia sopravvissuta al tallio, Laura Del Zotto e il marito, nonché il figlio di Patrizia Del Zotto (morta invece insieme ai genitori) e la badante, ne hanno avuto notizia casualmente solo ora, a distanza di 5 mesi dalla decisione della Procura generale, che a loro non ha inviato alcuna notifica della decisione di proseguire la battaglia giudiziaria. Forse complice l’emergenza sanitaria coronavirus, che ha bloccato gli affari giudiziari non ritenuti urgenti. Mattia Del Zotto è stato assolto per infermità mentale totale dalla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci nel processo con il rito abbreviato.

La Procura di Monza aveva deciso di presentare ricorso in appello contro la sentenza di primo grado, chiedendo che il 28enne venisse sottoposto a una quarta perizia psichiatrica, ma questa volta da parte di un pool di esperti. Per l’imputato di omicidio volontario premeditato plurimo e lesioni personali gravi plurime il pm Carlo Cinque aveva infatti chiesto la condanna all’ergastolo, dopo che la perizia psichiatrica da lui disposta aveva concluso (a differenza di quella disposta dalla difesa dell’imputato) che il giovane risultava soltanto parzialmente infermo di mente: era pazzo quando ha deciso di fare fuori i familiari, ma sano di mente quando ha lucidamente pianificato come mettere in atto il suo piano. Nel processo con il rito abbreviato la gup aveva quindi disposto una perizia d’ufficio, la terza, secondo cui il 28enne è affetto da "disturbo delirante" per cui "ha conservato una certa capacità di intendere, ma privato del tutto della capacità di volere". Nel ricorso di secondo grado la Corte di Assise di Appello di Milano ha respinto il ricorso della Procura, confermando in toto la sentenza di primo grado. Nessun risarcimento dei danni finora per le parti civili, che ora devono valutare se unirsi al ricorso voluto dalla Procura generale.