Intossicazione da tallio: "I tre ricoverati presto a Pavia" / VIDEO

Dopo la morte dei coniugi Del Zotto e della figlia Patrizia intossicati dal tallio, rimangono ancora oscure le modalità di assunzione della dose di veleno

Matteo Stocco, direttore generale dell'Asst Santi Paolo e Carlo

Matteo Stocco, direttore generale dell'Asst Santi Paolo e Carlo

Desio (Monza e Brianza), 20 ottobre 2017 - Dopo la morte dei coniugi Del Zotto e della figlia Patrizia intossicati dal tallio, rimangono ancora oscure le modalità di assunzione della dose di veleno. Nell'ospedale di Desio, intanto, si trovano ancora ricoverate altre tre persone: rispettivamente figlia e genero degli anziani coniugi e la badante. Mentre gli investigatori continuano ad indagare per capire cosa sia realmente accaduto, si continua a tenere sotto stretta osservazione i soggetti ricoverati anche se il decorso appare tranquillo e le condizioni sembrano decisamente migliorate.

A capirne di più ci ha aiutato il dottor Matteo Stocco, Direttore Generale dell'ASST di Monza, che conferma le buone notizie dell'ultimo bollettino medico e si augura che prima possibile i tre pazienti possano raggiungere una struttura di cura a minor peso assistenziale visto che la degenza si prospetta lunga. Molto probabilmente nei prossimi giorni, infatti, verranno trasferiti a Pavia in una clinica riabilitativa dove potranno continuare la terapia ed essere seguiti da personale medico specializzato. "Ho già ringraziato i medici del Pronto Soccorso per la professionalità dimostrata" - ha detto il Direttore Generale - e per aver immediatamente avuto il sospetto che si trattasse di avvelenamento". I medici dell'ospedale di Desio, infatti, hanno subito inviato i dati ematici a Pavia dove hanno confermato l'intossicazione, è stata questa la svolta che ha consentito di non perder tempo con altri tipi di cure e di indagini cliniche iniziando la giusta terapia. "Abbiamo utilizzato il Blu di Prussia, è un trattamento efficace che serve ad eliminare le particelle di veleno presenti nel sangue attraverso le vie urinarie", ha proseguito il Direttore confermando che "un caso di questo tipo qui da noi non si era mai verificato, perlomeno negli ultimi trent'anni".