Talento e amicizie speciali: le bocce contro le barriere

Nasce il campionato organizzato dalle cooperative L’Iride e Nuova Famiglia. In campo diciotto squadre di ragazzi disabili e una sfida che va oltre il gioco

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di Gualfrido Galimberti

L’iniziativa è ancora alle battute iniziali, ma è già da applausi: un maxi torneo inclusivo di bocce a Monza, che sta coinvolgendo diciotto squadre composte da persone con disabilità. A dare vita alla competizione sono le cooperative sociali L’Iride e La Nuova Famiglia di Monza. Con loro un partner d’eccezione: la Bocciofila di Monza che sta offrendo ospitalità allo Spazio Rosmini, centro in cui sport e aggregazione sociale già si fondono ormai da parecchio tempo. Il campionato proseguirà fino in primavera dopo una fase a gironi prima degli scontri diretti decisivi. Come ogni competizione che si rispetti, naturalmente, premi per i primi tre classificati e medaglia di partecipazione a tutti gli atleti.

"Grazie al prezioso sostegno della Rete Tiki Taka che ha permesso la nascita e il consolidarsi di importanti relazioni tra gli enti – spiega Claudia Valtorta, direttrice della cooperativa L’Iride – si è riusciti a dar vita a un campionato che conta squadre provenienti da nove cooperative del territorio di Monza e Brianza. Fondamentale il contributo dello Spazio Rosmini con Cesare Russomanno, presidente della Bocciofila, che si è speso per rendere i campi sempre più accessibili". Il fatto che le cooperative abbiano deciso di sfidarsi con le bocce, preferendole ad altre attività, è tutt’altro che casuale.

"Il gioco delle bocce – spiega Annalisa Calcagni, educatrice di Casa L’Iride – è incluso nella programmazione educativa dei ragazzi. Siamo partiti da lì e abbiamo organizzato un primo torneo - “Sbocciando“ - nella scorsa primavera con alcune cooperative della zona. Il tutto si era riassunto in un’unica giornata, ma ha acceso il desiderio di pensare più in grande". Le bocce, del resto, nella loro semplicità regalano grandi soddisfazioni ai partecipanti: "Sembrerà banale – aggiunge Calcagni –, ma non lo è affatto: nel lanciare ogni singola boccia c’è chi scopre un talento e chi trova un amico in più. Nei momenti di condivisione nascono cose bellissime. Colpisce molto percepire un tifo sempre frizzante e la responsabilità che sentono le squadre". A tutto questo si aggiunge anche ciò che viene dopo. Quello che nel rugby viene definito il terzo tempo e che anche qui diventa di particolare importanza: "Dopo il momento sportivo – afferma Daniele Panetta, educatore de La Nuova Famiglia – c’è un momento conviviale per creare ulteriori opportunità di incontro e dare continuità alle relazioni amicali costruite giocando. L’organizzazione è stata complessa, ma l’entusiasmo è tale che già si sta sognando una prossima edizione. C’è anche un gruppo Facebook dove condividiamo l’avanzamento del campionato".

Non solo: tra i ragazzi c’è chi ha preso la sfida molto sul serio e non si accontenta di fare la comparsa. "Qualcuno – conferma Panetta – studia i colpi su YouTube e poi arriva allo Spazio Rosmini intenzionato a provarli in campo". Si gioca per portare a casa la coppa, ma la vittoria più bella è il trionfo dell’inclusione.