Sull’Himalaya in bici per salvare le bambine

Il viaggio di Renata Andolfi ha l’obiettivo di raccogliere fondi per un centro in Kenya che accoglie le piccole in fuga dalle mutilazioni genitali

Renata Andolfi, di origine torinese, ma monzese d’adozione

Renata Andolfi, di origine torinese, ma monzese d’adozione

di Cristina Bertolini

"Questa volta ho visitato due luoghi nuovi: Jantar Mantar, un osservatorio astronomico con geometrie incredibili del 1700 e Agrasen Ki Baoli, un pozzo del XlV secolo. Però non ho potuto resistere al fascino della Old Delhi e dei suoi mercati...". Comincia così la narrazione di una giornata-tipo di Renata Andolfi, di origine torinese, ma monzese d’adozione, biker appassionata, che ha intrapreso un viaggio sull’Himalaya in bicicletta. In realtà ci era già stata tre anni fa, ma questa volta ha deciso di dedicare la sua pedalata alle giovani donne, anzi alle bambine, del “Rescue center“ di Loitokitok, in Kenya, dove è stato realizzato il Divinity foundation international Ngo: qui vengono accolte le bambine che scappano dalle mutilazioni genitali.

Renata condivide quasi ogni giorno i suoi pensieri e le sue foto sui social, perché tutti possano vivere insieme a lei le emozioni del viaggio e soprattutto la sua finalità sociale. Renata è partita da Monza mercoledì 11 agosto, destinazione Daramsala, la città che ospita il Dalai Lama. Poi è entrata in Zanskar da sud. Ha pianificato ogni dettaglio del suo viaggio lungo il corso del fiume Zanskar, fino alla città di Lamayuru e di nuovo verso altre località per noi quasi impronunciabili.

"Non so se riuscirò nell’impresa – aveva detto alla partenza – ma desidero aiutare le bambine e le ragazzine a cui viene data una nuova vita nel centro di Oloitoktok, vicino al Kilimangiaro".

Con il suo viaggio Renata lega idealmente attraverso il sottile filo della solidarietà due realtà entrambe povere e complesse, quella dei piccoli villaggi delle montagne himalayane e quelle dell’Africa. Descrive odori acri e speziati e dai suoi racconti ti sembra di sentire il naso prudere e gli occhi bruciare.

Attraverso i suoi scatti si avverte il caos di moto, furgoncini, Tuc Tuc e carretti che si affacciano nei viottoli. Si ferma a parlare con monaci e mercanti, coglie il sorriso triste di mammebambine, povere tra i più poveri, costrette a mendicare per sopravvivere.

"Dietro di loro – scrive Renata – troppo spesso l’orrore di violenze e matrimoni precoci. Il viaggio continua. Viaggio per raccogliere fondi, grande fatica, ma spero ben ricompensata da coloro che mi seguono".

È possibile sostenere l’impresa di Renata Andolfi contribuendo ad aiutare con una donazione il centro che accoglie le bambine in fuga dall’orrore dell’infibulazione, attraverso il conto corrente: Divinity Foundation e. V.National Bank Essen, Iban DE20360200300001443623. Bic: NBAGDE3E.