Sul tavolo della Procura il treno deragliato a Carnate

Atteso verso novembre l’esito della perizia per fare luce sull’incidente ferroviario dell’agosto 2020

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L’inchiesta più particolare che si ancora trova sul tavolo della Procura della Repubblica di Monza alla ripresa dell’attività giudiziaria ordinaria dopo la pausa estiva è quella del deragliamento del treno a Carnate. Il procuratore Claudio Gittardi e il pm Michele Trianni attendono verso novembre gli esiti di una perizia, per cui è stata chiesta dai consulenti una proroga, disposta per fare luce sulla vicenda del treno regionale di Trenord, ripartito da solo il 19 agosto 2020 dalla stazione di Paderno - Robbiate mentre il macchinista e il capotreno erano a fare una pausa al bar e fatto deragliare dopo una corsa di 10 chilometri su un binario morto della stazione del Vimercatese.

La consulenza dovrà ricostruire la dinamica della vicenda e dare una risposta a tante domande, tra cui se sia possibile che il sistema frenante sia stato azionato ma non sia entrato in funzione e se sia stata una inusuale pendenza della linea ferroviaria a fare muovere la locomotrice ferma insieme ai vagoni.

La Procura ha invece chiuso poco prima della pausa estiva (e deve inviare ora le richieste di rinvio a giudizio) le indagini sulla seconda parte dell’inchiesta sulla presunta corruzione nell’urbanistica al Comune di Seregno e quella che riguarda il comandante e alcuni agenti dell’ex distaccamento della polizia stradale di Seregno. Ancora da concludere, invece, le indagini su Gelsia Ambiente a Seregno e anche quella sulle municipalizzate legate ad Aeb.

Dopo i patteggiamenti per l’accusa di corruzione per le protesi al ginocchio, si attende la richiesta di rinvio a giudizio sulle presunte lesioni personali gravi ai pazienti per i due chirurghi ortopedici che erano in servizio al Policlinico di Monza. Una novantina i casi sospetti contestati.

Secondo il capo di imputazione, "rappresentando la necessità di un intervento chirurgico di artroplastica di ginocchio pur consapevole dell’insussistenza dei presupposti per tale indicazione, in assenza di valido consenso espresso dal paziente in quanto carpito dallo specialista mediante informazioni scorrette" sono state provocate lesioni "consistite nella incisione chirurgica in anestesia totale e nell’asportazione di parte dell’articolazione, da cui derivava un’inabilità di oltre 40 giorni e l’indebolimento permanente dell’organo della deambulazione". Un’accusa aggravata dall’avere commesso il fatto "per conseguire il prezzo della corruzione".

Stefania Totato