MONICA GUZZI
Cronaca

Stefano Conti, l’ora della beffa: appello contro l’assoluzione. Il trader deve restare a Panama

Nonostante il verdetto a favore, il brianzolo sarà costretto ad aspettare il nuovo processo. I legali chiedono aiuto per l’uomo, già recluso per più di 400 giorni nel duro carcere di La Joya

RADAELLI - panama stefano conti per stella

RADAELLI - panama stefano conti per stella

Varedo (Monza e Brianza) – L’ipotesi peggiore è diventata realtà: nonostante l’assoluzione, il trader brianzolo Stefano Conti (nella foto), finito sotto processo e in carcere preventivo in condizioni disumane per 423 giorni con l’accusa di tratta di esseri umani a scopo sessuale, non potrà lasciare Panama. Il verdetto della giustizia panamense è arrivato in nottata.

“Il tribunale di Panama ha stabilito che Stefano Conti, assolto in primo grado e per più di 400 giorni detenuto nel famigerato carcere di La Joya, non potrà lasciare il Paese – hanno annunciato i legali del trader brianzolo, gli avvocati Valter Biscotti e Vincenzo Randazzo –. È ora che chi di dovere si faccia carico del problema”. Per oltre due anni Conti è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale e rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione.

“Il tribunale panamense ha deciso che il nostro connazionale non potrà tornare in Italia fino al processo di appello”, spiegano gli avvocati. Che lanciano un appello alle istituzioni: “Tutto questo è inaccettabile, vogliamo che il suo diventi un caso internazionale di palese ingiustizia, tutte le autorità competenti si attivino al più presto”.

Conti, 40 anni, era in ansia da giorni: nonostante l’assoluzione, temeva questa terribile beffa. “Le sensazioni sono rabbia, impotenza, nervosismo e paura – spiegava al “Giorno“ la scorsa settimana –. Sono stato dichiarato innocente oltre a ogni ragionevole dubbio, si attendeva solo che leggessero la sentenza il 3 aprile, dopo tre udienze l’hanno letta e non c’è un solo motivo perché si possano avere dubbi”. Eppure. “Non mi lasciano andare. Hanno tempo fino a venerdì per presentare i ricorsi e sembra scontato che ne annuncino almeno uno”.

“Ho paura – lo sfogo della vigilia – che tutti i giorni che passo qui a Panama, io possa essere esposto a un rischio come quello di cui ho già sofferto, quando hanno fabbricato il caso contro di me, come è stato dimostrato a processo”. E ora il rischio è di dovere passare un altro anno a Panama, dove la vita per il quarantenne brianzolo sembra diventare sempre più difficile.