Verano Brianza, adescava le vittime sui siti gay. Poi agguato e rapina con lo zio

Condannati a 9 e 7 anni di carcere i due parenti pregiudicati, un ragazzo risarcito con 7mila euro

Carabinieri in azione

Carabinieri in azione

Verano Brianza (Monza) - Zio e nipote condannati a 9 e 7 anni di reclusione per avere rapinato due uomini, adescati su un sito di incontri gay, dopo l’appuntamento a Verano Brianza. È la sentenza decisa dal Tribunale di Monza per un 55enne e un 36enne veranesi pregiudicati. I fatti contestati risalgono al 2018. Solo una delle due presunte vittime si è costituita parte civile al processo e ha ottenuto un risarcimento dei danni di 7mila euro. "Ho conosciuto un ragazzo su una app di incontri gay e mi ha invitato ad andare a casa sua – ha raccontato la vittima 28enne –. L’ho fatto salire in auto a Verano e siamo andati a parcheggiare, ma appena siamo scesi dalla vettura si sono avvicinati due uomini, uno incappucciato, che ha spinto il mio accompagnatore verso l’auto e l’altro a viso scoperto, che mi ha minacciato con un coltello per farsi consegnare telefonino, soldi e sigarette. I rapinatori sono scappati a piedi e mi sono insospettito quando il mio accompagnatore si è rifiutato di andare dai carabinieri e se ne è andato e poi ha subito cancellato il profilo dal sito di incontri".

Un racconto simile a quello dell’altra parte offesa, un 45enne della Bergamasca che aveva sporto denuncia ai carabinieri di Calusco d’Adda e che, a differenza dell’altra vittima, non aveva identificato zio e nipote quando i militari di Verano Brianza l’avevano contattato dopo l’altro episodio. Al processo un maresciallo della Stazione brianzola ha spiegato come sono arrivati a identificare zio e nipote. "La zona delle rapine era a poca distanza dall’abitazione del 55enne, che all’epoca era agli arresti domiciliari, mentre il nipote era indagato per sfruttamento della prostituzione di persone che adescavano in chat di incontri. Nelle perquisizioni personali e domiciliari sono stati trovati due telefoni cellulari riconducibili a zio e nipote che sono stati utilizzati per chattare proprio nello stesso sito di incontri dove le vittime sono state adescate". I due imputati negano di essere loro quei rapinatori. Lo zio, attualmente detenuto per maltrattamenti e con diversi precedenti penali che nel 2018 l’avevano portato agli arresti domiciliari (provvedimento che, secondo l’accusa, avrebbe eluso per commettere le rapine, tanto che ora si trova alla sbarra anche per evasione) e il nipote, a piede libero, sostengono che a chattare sul sito di incontri gay era un amico a cui prestavano talvolta il cellulare.

«La sera della rapina al 28enne i carabinieri sono venuti a casa mia per un controllo e ci ho pure parlato con il ragazzo chiedendogli cosa gli fosse successo e non mi aveva riconosciuto come il rapinatore, come poi invece ha fatto", ha sostenuto il 55enne. "Non sono un rapinatore, faccio il pornostar e l’escort per lavoro e quella sera anche io sono stato rapinato del telefonino e dei contanti", ha raccontato invece il 36enne. Per entrambi i giudici hanno invece deciso per la condanna.