
"Sogniamo, certo, magari un giorno l’esordio in Serie A. Suo fratello, da lassù, sarebbe felicissimo, come tutti noi. Ma adesso è il momento di stare comunque coi piedi per terra". Corrado Bonavita è il papà di Elio e Simone. Elio non c’è più: ucciso nel 2015, a soli 15 anni, vicino alla Villa Reale di Monza, mentre insieme alla mamma Nunzia stava andando a giocare la sua partita, con la maglia della Dominante. Un terribile schianto in viale Brianza e la morte, poco dopo. Ne ha 16 di anni, oggi, il fratello Simone. Stessa passione viscerale per il calcio. E da dieci anni uno dei talenti più splendenti del settore giovanile dell’Inter, oltre che nel giro della Nazionali giovanili. Non solo: su di lui ha messo gli occhi niente di meno che Francesco Totti. Che ha iniziato la sua nuova carriera da talent scout e, con il suo staff, ha scelto di puntare proprio sul gioiello nerazzurro, che vive a Villasanta ma è originario di Napoli.
Una sorpresissima, che ha in qualche modo sconvolto il periodo di "lockdown" per la famiglia: "Mi ha chiamato una persona dicendo che Totti voleva parlare con noi – racconta il papà – io stentavo a crederci, pensavo un po’ a uno scherzo, anche se Simone è inseguito da qualche anno dai più famosi procuratori italiani. Invece abbiamo fatto poi diverse videochiamate e abbiamo trovato l’accordo: adesso la gestione è ufficialmente della Ct10 Management di Totti. È una cosa emozionante, di cui siamo orgogliosi". Totti uguale Roma, la squadra che un paio di anni fa aveva corteggiato Simone: "Abbiamo giocato contro molte volte, tutte belle sfide – spiega il padre -, i giallorossi lo avevano preso di mira, ma abbiamo deciso di rimanere all’Inter, con gioia, perchè è forse il miglior settore giovanile d’Italia. E soprattutto perchè dobbiamo molto a tutto lo staff nerazzurro: ci sono stati molto vicini, alla morte di Elio, e hanno sostenuto e coccolato Simone veramente tanto".
Chissà, magari adesso l’ottavo "Re di Roma" ci riproverà, ma è tutto prematuro. Di certo, se Simone era già conosciuto a tutti gli addetti ai lavori adesso lo è anche al grande pubblico degli appassionati. E dovrà essere bravo a reggere pressione e attenzioni, rimanendo umile e concentrato, senza dimenticare la scuola (frequenta un Istituto tecnico per lo sport e il turismo): "A scuola va bene non ha problemi anche se è totalmente concentrato sul pallone – racconta il padre -, fa vita da atleta, cura l’alimentazione, non si concede troppi svaghi".
Fondamentale, visto che iniziano ad arrivare i primi paragoni impegnativi, come quello con Tonali il gioiello del Brescia che Inter e Juventus si stanno contendendo a suon di decine di milioni: "Effettivamente per l’aspetto fisico e il ruolo gli assomiglia", conferma papà. Che segue passo dopo passo le gesta in campo del figlio, come faceva con Elio, prima del terribile incidente. "Simone aveva seguito Elio alla Cosov, la squadra di Villasanta – ricorda -. Giocavano spesso insieme, pur avendo 4 anni di differenza, e andavano molto d’accordo. Erano i primi tifosi uno dell’altro".